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Ingroia: “La politica non ha fatto tesoro del sacrificio di Giovanni Falcone”

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da Antimafia 2000 del 23 maggio 2010

Sotto l’albero Falcone, il pm Ingroia ricorda i cattivi esempi della politica

di Lorenzo Baldo e Marco Cappella -

Palermo. Davvero tanta la gente che si è riunita questo pomeriggio sotto l’albero dedicato a Giovanni Falcone, la magnolia di via Notarbartolo a Palermo che un mese fa era stata spogliata da tutti i messaggi e le fotografie. “Chi diceva che Palermo non c’era, adesso può dire che Palermo c’è” ha detto Maria Falcone.

Sul palco, allestito davanti all’albero ci sono il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia e il magistrato Leonardo Guarnotta. Prima del minuto di silenzio il pm Ingroia prende la parola esprimendo soddisfazione nel vedere una così forte presenza di persone e di fronte ai continui attacchi della poltica che tendono a screditare la magistratura lancia un appello ai presenti: “Vi vedo pronti a sostenere quei magistrati che stanno lavorando in inchieste delicate come quelle sulle stragi” ha detto il magistrato anche se “a volte ci prende un po’di amarezza quando vediamo che non sempre del lascito di Falcone e Borsellino si è fatto tesoro, non sempre i modelli che vengono dalla politica sono all’altezza di questo ‘testamento’ e lascito. E questo dà molta amarezza”. Quella di Falcone e Borsellino per Antonio Ingroia è una eredità spirituale nonostante “i cattivi esempi che vengono dall’alto”. Il giudice Leonardo Guarnotta, uno dei quattro magistrati (insieme a Falcone, Borsellino e Di Lello) che costituirono il famoso pool antimafia alla fine del 1983, non nasconde la sua emozione ricordando l’esperienza straordinaria vissuta accanto a Giovanni Falcone.

Una esperienza che trasmette ai tanti giovani presenti. Anche quest’anno infatti migliaia di studenti sono arrivati a Palermo con le navi della legalità. E molti di questi ragazzi Falcone e Borsellino li hanno conosciuti solo attraverso le immagini e il racconto dei loro genitori e dei loro insegnanti.

La frase che il giudice Falcone ha pronunciato: “Gli uomini passano, le idee restano e continuano a camminare sulle gambe di altri uomini”, mai come oggi in cui assistiamo a cambiamenti in termini di coscienza civile può essere considerata vera.

E in difesa dei giovani scende in campo anche il procuratore Nazionale Antimafia Pietro Grasso.”Difendiamo i nostri figli prima che cadano tra i tentacoli della mafia. Facciamo sì che questo albero spazzi via l’indifferenza, la rassegnazione, le trattative che hanno portato tanti lutti e la voglia di nascondere la verità”. Questa bellissima magnolia deve essere “l’altare laico di una memoria condivisa per chi non si rassegna e dice no”.

Alle 17.58, l’ora in cui 18 anni fa, a Capaci, furono uccisi Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti di scorta Rocco Di Cillo, Antonino Montinaro e Vito Schifani, un minuto di silenzio. Il procuratore Grasso legge tutti i nomi delle vittime della strage di Capaci. Subito dopo parte un lunghissimo applauso delle persone presenti. “Che forza avrebbe Palermo se tutti fossero ancora vivi, che facce, che mani pulite, che schiene dritte” prosegue Grasso.

Quest’anno colpisce la presenza di tanta gente, tanti cittadini in cerca di verità. Una verità che desidera con forza la sorella del giudice, Maria Falcone, perché “gli italiani hanno il diritto di sapere cosa ci fu dietro le stragi in cui morirono Giovanni falcone e Paolo Borsellino”.

E in un momento cosi delicato in cui da una parte sono state riaperte le indagini sulle stragi di Capaci, Via D’Amelio e l’Addaura, che potrebbero portare finalmente a fare chiarezza sulla stagione stragista del ’92 e ’93 e dall’altra il governo si sta apprestando a votare l’ennesima legge vergogna (quella sulle intercettazioni) la presenza di tante persone alla commemorazione per la strage di Capaci è una risposta positiva a questo forte vento desiderio di giustizia e di verità.

La storia siamo noi: Giovanni Falcone

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