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Il Riesame riabilita Genchi che Mastella, Gasparri e vari giornalisti prezzolati hanno dipinto come un delinquente.

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genchi(Da Antimafia duemila 16 aprile 2009)

Il Riesame riabilita Genchi: contro di lui accuse insensate
di Monica Centofante -
E adesso come la mettiamo?
Il collegio dei giudici presieduti da Francesco Taurisano, che venerdì scorso ha disposto l’annullamento del sequestro dell’archivio di Gioacchino Genchi, non ha alcun dubbio sul buon operato del consulente.
Che non ha violato la legge quando, nella veste di collaboratore dell’ex pm di Catanzaro Luigi De Magistris, ha acquisito ed elaborato i tabulati telefonici relativi a utenze in uso a parlamentari ed esponenti dei servizi di sicurezza, né ha violato la privacy quando ha effettuato 2600 interrogazioni all’Anagrafe Tributaria utilizzando l’abilitazione del Comune di Mazara del Vallo.
Ancora, scrive il riesame, “le attività di acquisizione, di elaborazione e di trattamento dei dati storicizzati nei tabulati attestanti il traffico telefonico non possono definirsi illecite”. Perché Genchi “non violò le guarentigie a tutela dei parlamentari interessati dalle acquisizioni dei tabulati di traffico telefonico”, agendo, “di volta in volta, in forza del decreto autorizzatorio emesso dal pm, comunicandogli ogni emergenza di conoscenza storica circa il coinvolgimento di membri del Parlamento come soggetti intestatari ovvero usuari di utenze di telefonia”.
Il che significa che Genchi (e di conseguenza De Magistris) non ha compiuto alcuna azione illecita nei confronti, tra gli altri, del senatore Pittelli, dell’onorevole Prodi e del senatore Mastella, questi ultimi due all’epoca dei fatti Presidente del Consiglio e Ministro della Giustizia.
Non li ha spiati, non li ha perseguitati, non si è accanito contro di loro.
Così come non ha spiato 7 milioni di italiani e non ha collezionato le anagrafiche di migliaia di cittadini inermi.
Non solo. Per Genchi, si legge ancora delle motivazioni del riesame, “non sussiste profilo di illiceità nella condotta acquisitiva”, “né è rinvenibile illiceità nell’esercizio delle funzioni di elaborazione e trattamento dei dati, legittimamente e lecitamente raccolti in forza dei provvedimenti del pm, funzioni legalmente dovute nella qualità di consulente tecnico”.
Stesso discorso – spiega un comunicato dell’Agi – per l’analisi delle utenze telefoniche intestate alla Presidenza del Consiglio, al ministero della Difesa, a quello dell’Interno e a una persona. Mentre la procura di Roma, secondo il tribunale del riesame, “non ha definito la specificità e la concretezza della violazione addebitabile al consulente tecnico, strutturante ‘il factum’ costituente il reato di abuso d’ufficio”.
In parole povere, Gioacchino Genchi, ha sempre agito “nell’esercizio delle sue funzioni di ausiliare del pm De Magistris” e non è “dato comprendere il nocumento per la sicurezza dello Stato”.
Prec. – Pross. >>Quanto all’accusa di accesso abusivo a un sistema informatico e alla violazione della privacy in relazione all’incursione nell’anagrafe tributaria da parte di Genchi che ha effettuato 2600 interrogazioni riguardanti 594 soggetti “elaborando e trattando i dati ben oltre i termini e le finalità per i quali aveva conseguito le abilitazioni”, il tribunale del riesame evidenzia l’insussistenza del ‘fumus’ incolpativo. “La situazione accertata dal direttore centrale dell’Agenzia delle Entrate e la provvisoria contestazione formulata dal pm romano – spiega – non definiscono il ‘nocumento’ che dalla condotta di Genchi sarebbe derivato alle persone alle quali i dati si riferiscono e al loro patrimonio; nocumento costituente condizione obiettiva di punibilità”. E “non costituisce reato
la violazione della normativa sulla tutela di dati personali che produca un ‘vulnus’ non significativo alla identità personale del soggetto passivo e alla sua privacy, inidonea a determinare un danno patrimoniale apprezzabile”.

Insomma tutto più che regolare.
E le accuse che per mesi hanno riempito, con dichiarazioni altisonanti, pagine di giornali e aule parlamentari, salotti televisivi e stanze del Csm?
Tutto scoppiato come una bolla di sapone. Ma questa volta la notizia non finirà in prima pagina.
Così come non ci era finita la richiesta di archiviazione dei giudici di Salerno per le accuse mosse contro De Magistris o la sentenza del Tribunale del Riesame che aveva ritenuto perfettamente legittimo il decreto di perquisizione contro i giudici della procura di Catanzaro.
In quelle pagine la correttezza dell’operato di Genchi e quella di De Magistris erano già state dimostrate. Ma il Csm – in perfetta sintonia con le richieste della politica “oltraggiata” dalle indagini del magistrato – aveva deciso per il trasferimento di sede e funzione. Prima di De Magistris e poi, visto che il metodo funzionava, per gli stessi scomodi magistrati di Salerno.
Ora, a distanza di pochi mesi, altri giudici di un altro Tribunale del Riesame hanno indirettamente stabilito che quei colleghi avevano ragione. Che Genchi non è il grande spione d’Italia, ma uno dei più validi consulenti delle procure, che sin dai tempi di Falcone e Borsellino, grazie ai notevoli successi investigativi ottenuti, è considerato negli ambienti giudiziari uno dei massimi esperti nel suo settore.
Ora che facciamo, trasferiamo anche loro?

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