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La Provincia sostiene la costruzione di una centrale elettrica sotterranea e devastante, tra Morcone e Pontelandolfo.

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Comunicato stampa del 6 ottobre 2012

L’assessore Aceto e il collegato Comitato No Luminosa, protestano contro le trivellazioni ma sostengono il progetto di centrale elettrica a 500 metri di profondità. Speriamo che la Provincia sia sciolta prima del rilascio dell’autorizzazione definitiva.

Oggi l’assessore all’ambiente della Provincia, Gianluca Aceto intervenendo alla presentazione di un libro, avrà modo di esprimere ancora una volta la sua contrarietà alle trivellazioni petrolifere, che, come molti hanno ricordato nei giorni scorsi, diventano ancora più pericolose in zone sismiche. Speriamo, però, che Aceto spieghi anche perchè egli sostiene la realizzazione di una mega centrale elettrica sotterranea, da 600 mega watt, cioè il doppio della potenza prevista per la Luminosa.

Il progetto è presentato in modo suggestivo nella mostra “Parco delle 4 acque” organizzata dalla Provincia nel Museo Arcos e pubblicizzata, a pagamento, su diverse testate giornalistiche locali. Non è dato sapere, al momento, a quanto ammonta la partecipazione finanziaria delle società private REC e Repower interessate alla costruzione dell’opera.

L’allestimento spettacolare, con tanto di plastico artistico, nasconde la portata devastante del progetto che prevede alcuni chilometri di tunnel sotterranei tra la diga di Capolattaro e Monte Alto, al confine tra i comuni di Morcone e Pontelandolfo, in una zona di grande bellezza paesaggistica. L’acqua dovrebbe essere pompata, con dispendio di energia elettrica, in un bacino posto ad un’altezza superiore rispetto a quella della diga e poi dovrebbe tornare indietro, a forte velocità, fino a sette milioni di metri cubi alla volta, per azionare potenti turbine capaci di produrre energia elettrica.

L’invaso di Campolattaro, dunque, sarà interessato da un continuo travaso che sconvolgerà tutto il ciclo delle acque e quindi anche l’Oasi del WWF. Inoltre, tutto l’impianto verrà realizzato nel sottosuolo ad una profondità fino a 500 metri dove saranno collocate la centrale e tutte le opere idrauliche connesse in un’ enorme caverna di 4 livelli per un’altezza complessiva di 24 metri.

In pratica un enorme edificio collocato in un antro nel sottosuolo, di cui il plastico visibile alla mostra rende solo in parte le dimensioni. Di tale devastazione è partecipe la Provincia di Benevento con l’Assessore all’Ambiente Aceto, che ha già concesso alla società Repower l’autorizzazione al prelievo delle acque pari a 1 metro cubo secondo, e i Comuni di Morcone, Campolattaro, Pontelandolfo e di Benevento che hanno ricevuto il progetto senza fiatare.

Il WWF gestore dell’Oasi di Campolattaro, area faunistica di livello Europeo, non si è finora espresso su di una questione fondamentale per la tutela del territorio sannitico. Che senso ha organizzare corsi di formazione ambientale finalizzati alla conoscenza e alla valorizzazione dell’Oasi di Campolattaro quando questa con la realizzazione della centrale idroelettrica di Repower subirà profondi e persistenti sconvolgimenti, compresa la scomparsa di 59 sorgenti?

Perchè il Comitato NO Luminosa, protesta, giustamente, per il pericolo sismico delle trivellazioni petrolifere e non dice nulla su questa devastante opere sostenuta dall’assessore Aceto con il quale si mostra in grande sintonia?

Inutile dire che anche la Repower è una società svizzera, come la BKW che possiede il 94% di Luminosa, e anch’essa, dichiarando di avere a disposizione 600 milioni di euro da spendere, ha già ottenuto il consenso delle forze politiche, dei comuni interessati, di diversi imprenditori, di qualche sindacato e degli amministratori della Provincia, per sfregiare una parte consistente del Sannio.

Noi non staremo a guardare come il progetto di “quattro acque” regalato dagli amministratori provinciali (che solo per questo meritano di andare a casa), distrugga 59 sorgenti e i luoghi di grande interesse storico, naturalistico ed ambientale.

Per Altrabenevento – Gabriele Corona, Sandra Sandrucci e Vincenzo Fioretti.

 

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