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Piano casa, sospeso in attesa di un parere legale su quesiti mal posti.

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Da Il Mattino del 31 maggio 2012

“Piano Casa, sospeso l’esame delle pratiche”

“A seguito della decisione di richiedere un parere legale sul “Piano Casa” è opportuno sospendere gli iter procedurali, nonché le riunioni, anche alla luce dell’incontro avuto con il sindaco sulla programmazione delle politiche territoriali”. E’ questo il contenuto  della stringata nota che  l’assessore all’urbanistica, Marcellino Aversano ha inviato al dirigente del settore, Salvatore Zotti, al responsabile delle istruttorie per il Piano Casa, Simona De Filippo e al Responsabile dello Sportello Unico per l’Edilizia, Luigi Panella.

Per Piano Casa si intende la possibilità di edificare ai sensi della legge regionale n. 19 del 2009, per rendere utilizzabili a fini abitativi i sottotetti, abbattere vecchie case e ricostruirle con una volumetria maggiore del 35 %, e realizzare nuove residenze in deroga agli strumenti urbanistici sia per destinazione dei suoli che per volumetria consentita. E’ necessario, però, che le aree di intervento siano “degradate” e cioè, come stabilisce la legge regionale 19/2009, “aree compromesse, abbandonate, a basso livello di naturalità, dismesse o improduttive” . Ed è proprio sulla interpretazione da dare al concetto di “area degradata” che a gennaio, mentre era già da tempo in corso la valutazione delle proposte presentate, sono sorte divergenze di valutazioni tra il dirigente del Settore Urbanistica, Zotti, l’istruttore delle pratiche, De Filippo e il responsabile dello Sportello Unico, Panella. Il primo ritiene che sono accoglibili anche le proposte per interventi su aree che posseggono uno solo dei requisiti previsti dalla legge, ad esempio quelle “abbandonate”, e quindi incolte, mentre è più restrittivo il parere di Panella il quale ha più volte ricordato che si tratta di una norma speciale che non può essere utilizzata per eludere il PUC appena adottato e pertanto le aree di intervento devono essere davvero degradate secondo la definizione integrale della legge.

Per sbloccare la situazione non sono serviti gli incontri tra i tecnici e i funzionari della Sezione Pianificazione del Settore Urbanistica, il sindaco Fausto Pepe, l’assessore Marcellino Aversano, l’ex assessore Angelo Miceli e il presidente della Commissione Urbanistica Leonida Collarile. In un primo momento si era stabilito che la Giunta con una delibera di indirizzo avrebbe fornito all’ufficio un suo orientamento sulla questione, ma poi, anche tenendo conto delle perplessità manifestate dall’ex assessore Miceli, si è deciso di chiedere un parere ad un legale esterno. L’amministrazione ha scelto l’avvocato napoletano Tammaro Chiacchio al quale è stata già inviata una relazione redatta lo scorso 25 maggio dal dirigente del settore.

Zotti, dopo aver ricordato le diverse delibere di consiglio e di giunta con le quali è stata recepita la normativa regionale, segnala che le proposte presentate sono state “esaminate attraverso una serie di incontri preliminari e sono state riviste e modificate al fine di garantire, nell’interesse pubblico, un maggior vantaggio economico per la pubblica amministrazione. Allo stato attuale le proposte pervenute sono diciassette. Di queste nove hanno concluso la fase preliminare con la sottoscrizione del verbale conclusivo e sette hanno trasmesso gli elaborati del PUA, due invece non sono state ritenute fattibili, mentre le altre sei richieste pervenute sono state momentaneamente sospese in attesa che l’ufficio definisca le modalità di prosieguo dell’iter amministrativo.”

Dopo questa premessa, Zotti formula i quesiti all’avvocato Chiacchio per sapere: se l’iter procedimentale attivato dal Comune può ritenersi corretto, considerato che la legge regionale non stabilisce le procedure per l’attuazione degli interventi; se il verbale sottoscritto con i privati alla fine dell’esame della pratica costituisce un impegno per l’Ente; se la valutazione di degrado deve farla l’ufficio o la giunta; se, ai fini della qualificazione dell’area come degradata, i requisiti previsti dalla legge regionale, cioè “compromessa, abbandonata, a basso livello di naturalità, dismessa o improduttiva” devono tutti concorrere oppure è sufficiente che sia verificato almeno uno di essi.

 

 

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