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Giuseppe De Lorenzo difende il giudice Berruti che però nessuno ha attaccato.

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De Lorenzo risponde a Corona: “Pinotto è una delle più belle figure di magistrato che io ho incontrato”

Ho letto, con l’interesse di sempre, la nota di Gabriele Corona relativa all’intervento tenuto da Giuseppe Maria Berruti, componente il Consiglio Superiore della Magistratura, sul tema “Legalità e sviluppo” in occasione del forum “La città oltre le mura. Dimensione e cultura dello sviluppo” organizzato dalla fondazione Mezzogiorno Nazionale di cui Pasquale Viespoli è stato promotore e coordinatore. L’amicizia che mi lega a Gabriele Corona, del quale, in questi anni, ho condiviso reiterate battaglie per la legalità, mi permette di fare delle osservazioni, è ovvio, dal mio angolo visuale. Bene. Corona, in apertura della sua nota, ha elencato, uno per uno, non dimenticando alcuno, i componenti la famiglia Berruti e di questo, in tutta sincerità, non comprendo i motivi. In ultimo, fa delle osservazioni, dal suo punto di vista, sull’intervento del noto magistrato. Corona ricorda che Berruti è noto a livello nazionale per il suo ruolo nella Sezione Disciplinare del CSM, quella in cui si “tagliano teste”. Io conosco a fondo Giuseppe Maria Berruti, tra l’altro, per un legame di parentela che oggi a lui mi unisce e del quale sono onorato. Con la sincerità che tutti mi riconoscono, posso affermare, senza tema di smentite, che quella di Pinotto, così come noi tutti lo chiamiamo, è una delle più belle figure di magistrato che io ho incontrato, così come lo fu, questo Corona lo ha dimenticato, quella del padre, Carlo Maria Berruti che, negli anni addietro, ha onorato la magistratura sannita. Il Giudice Giuseppe Maria Berruti è schivo, fors’anche troppo, dai riflettori, conduce una vita riservata oltre misura, non è, come oggi d’uso, presente a banchetti e festini d’ogni tipo. Personalmente, lo definisco, mi si permetta, “il rospo”, per questo suo chiudersi nel suo ruolo. E così dovrebbe essere ogni magistrato che si rispetti. Quando si sceglie in gioventù di svolgere una determinata attività bisogna abbracciare anche la croce che determinati ruoli impomgono. E Corona, da uomo saggio, sa bene che, oggi, nella stragrande maggioranza dei casi, ciò non succede. Gli esempi sarebbero tanti, tantissimi e Corona li conosce meglio di me. Allora, che Giuseppe Maria Berruti sia inserito in una famiglia che conta credo che ciò non scalfisca la sua figura, nè toglie alcunchè alla sua figura di magistrato eccelso. E valga, nello specifico, un esempio. Con Giuseppe Maria Berruti, oggi, trascorro la maggior parte delle feste. Sono, mi si creda, gli unici momenti belli della mia vita attuale in cui le pugnalate non si contano. Pugnalate che sono frutto del mio incarnato mettermi contro il malaffare imperante. Bene, non una volta, una sola volta, Pinotto, nelle tante ore trascorse insieme, ha fatto scivolare il discorso sulle mie vicissitudini. Da magistrato super partes è rimasto tale anche nei confronti di un congiunto. Sempre ed ogni occasione. Tutto ciò, nei tempi in cui siamo malauguratamente costretti a vivere gli fa onore.

Giuseppe De Lorenzo

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La risposta di Gabriele Corona:

Il dottore Giuseppe De Lorenzo in risposta ad una nota con la quale definivo “deludente” la relazione del dott. Giuseppe Maria Berruti tenuta a Benevento sabato scorso nel corso del forum sullo sviluppo, ci tiene a testimoniare che quel magistrato è eccelso e schivo. Non capisco perché Peppino fa tale precisazione considerato che io non ho affatto affermato il contrario. Non posso e non intendo, esprimere giudizi sul dottore Berruti che neppure conosco personalmente, ed infatti mi sono limitato a dire che la sua relazione sul tema “legalità e sviluppo” mi è apparsa deludente perché non ha affrontato, forse per motivi di tempo, alcune questioni relative al riciclaggio di capitali sporchi e ai costi della corruzione.

Ho ricordato, come hanno fatto alcuni giornali locali, che il dott. Berruti è beneventano ed ho citato tra i suoi parenti, alcuni professionisti conosciuti in città per il loro ruolo pubblico. Non ho menzionato tutti gli altri parenti e i congiunti, perché non ve ne era ragione, tralasciando anche la parentela acquisita con De Lorenzo il quale, invece, intende segnalarla come motivo di orgoglio. Ne prendo atto ma non capisco, ancora una volta, perché l’ex assessore sente il bisogno di precisare che “l’appartenenza di Giuseppe Maria Berruti ad una famiglia che conta, non scalfisce la sua figura”. E chi ha detto il contrario?

Più volte la stampa ha ricordato che l’onorevole del PdL, Massimo Maria Berruti, prima del suo mandato parlamentare è stato condannato per aver favorito un caso di corruzione della Finivest verso la Guardia di Finanza, ma questo non ha impedito al fratello, Giuseppe Maria, di continuare a svolgere il suo lavoro di magistrato del Consiglio Superiore della Magistratura, con rinnovata fiducia del Capo dello Stato. Il dottore Berruti è autorevole componente della commissione disciplinare del CSM, dove si “tagliano le teste” come egli stesso ha ironicamente ricordato, cioè si infliggono i provvedimenti punitivi ai magistrati che il presidente Berlusconi definisce “toghe rosse” e che però meritano, anch’essi, profondo rispetto.

Infine Peppino De Lorenzo ci tiene a precisare che trascorre molto tempo con il dott. Berruti, ma non è mai capitato che il discorso sia scivolato sulle vicende giudiziarie che lo coinvolgono e che egli ha reso note quando ha annunciato alla stampa di aver pure invocato i provvedimenti del CSM nei confronti di alcuni magistrati del Tribunale di Benevento. Prendo atto anche di questa precisazione, ma vorrei far notare che io non ho affatto affermato il contrario e che anzi nel mio articolo non ho fatto alcun accenno ai rapporti tra De Lorenzo e Berruti.

Gabriele Corona

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