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Acqua nostra e democrazia

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- di Luigi de Magistris -

Si scrive acqua ma si legge democrazia. Lo si scrive oggi, ma lo si leggerà soprattutto nel futuro, perché il controllo dell’acqua rischia di essere la nuova frontiera di scontro tra i popoli, oltre che una ferita che potrebbe aprirsi nel nostro tessuto sociale. Il nesso acqua-democrazia è alla base della manifestazione che sabato si terrà a Roma in sostegno della giornata nazionale che lancia il referendum contro la privatizzazione dell’acqua, promossa dal Forum italiano dei movimenti e che vede coinvolti partiti politici, amministrazioni locali e associazioni. L’acqua è un diritto fondamentale che non deve essere barattato e che non deve esser considerato una merce, rischiando di trasformarsi di conseguenza in un privilegio da concedere al migliore offerente. Purtroppo il destino dell’ “oro blu” sembra segnato dalle scelte del Governo, le cui azioni vanno proprio in direzione di una sua privatizzazione e di una sua riduzione a merce, esposta all’attenzione rapace delle lobby e delle società. Per questo è necessaria una mobilitazione pacifica ma convinta verso questa sottrazione indebita di un bene comune, che vede un diritto -come è stato appunto sancito dall’Onu e dall’Ue- svenduto agli interessi speculativi, figli di un intreccio ingiusto tra alcune amministrazioni politiche e multi utility, che non esclude il ruolo delle mafie. Un legame a doppio filo, fatto di concessioni rilasciate in cambio di posti di lavoro da gestire a proprio vantaggio per pilotare bacini di voto e controllare il territorio. L’acqua significa oggi appalti da miliardi di euro che sono, soprattutto nel Sud, al centro dell’interesse criminale nella potabilizzazione e depurazione, nella realizzazione delle reti idriche, nelle convenzioni con le multinazionali predatorie. Smarrito l’obiettivo del bene comune, è stata inoltre abbracciata la logica predatoria del profitto e le municipalizzate sono diventate Spa sotto dittatura delle leggi del mercato. Speculare sull’acqua, distruggere il principio che la vuole di tutti e che la indica come diritto fondamentale, è una manovra che neanche il liberismo più accecato e selvaggio ha potuto compiere a volto scoperto. Non potevano infatti dirci che avrebbero privatizzato l’acqua, così ci hanno raccontato che ne avrebbero “solo” ceduto la gestione ai privati, regalando lo status di monopolio de facto alle aziende. Il decreto legge, con cui a novembre il Governo ha emanato una riforma dei servizi pubblici locali in merito alla gestione dell’acqua, dell’energia e dei rifiuti urbani, consente in maniera più massiccia la partecipazione dei privati nell’erogazione di questi servizi. Approvato con l’ennesimo blitz della fiducia, si pone fine alla proprietà collettiva dell’acqua e la gestione della sua distribuzione è sottratta alle mani del servizio pubblico, dando a questo bene una rilevanza economica che appunto lo espone alla speculazione e alla rapacità privata. Importantissima sarà allora la raccolta di firme per il referendum contro le norme che stanno portando alla privatizzazione e che vogliono ridurre l’acqua a “cosa” per pochi e da pochi gestita, distruggendo un diritto e un bene che è nostro. Nessuno escluso. Appuntamento in piazza della Repubblica, a Roma, alle ore 14.

Manifestazione nazionale a Roma Per la ripubblicizzazione dell’acqua, per la tutela di beni comuni, biodiversità e clima, per la democrazia partecipativa

Comitato promotore: Forum italiano dei movimenti per l’acqua – www.acquabenecomune.org

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