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Decreto legge sulla “fine” dell’emergenza rifiuti: i cittadini sanniti costretti a pagare dieci milioni di euro per la discarica di Sant’Arcangelo Trimonte.

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CO.DI.S.discarica sant'arcangelo trimonteAM (Comitato difesa salute ambiente)  – COMUNICATO STAMPA

Il Decreto Legge 195 sancisce la fine dello stato di emergenza in regione Campania. Ma è davvero tutto finito? Di sicuro a pagare, come sempre, saranno i cittadini.

Decretare la fine dello stato emergenziale in materia rifiuti, scaricando responsabilità, problematiche e debiti sugli enti provinciali, è l’ultimo coupe de theatre del Consiglio di Ministri. Il decreto legge 195, pubblicato sulla G.U. il 31 dicembre scorso, pone finalmente fine all’assurdo stato emergenziale protrattosi per 15 anni in Campania, ma sembra essere frutto più della volontà politica della Lega di non destinare e sperperare ulteriori soldi per il sud, che dell’effettiva soluzione dei problemi legati allo smaltimento dei rifiuti nella nostra regione. Dal 1 gennaio spetta alle cinque Province della Regione avviare la gestione del ciclo di smaltimento dei rifiuti, non solo dal punto di vista programmatico, ma anche finanziario. Il decreto “maldestro”, come stato è da alcuni definito, si limita a dichiarare il trasferimento degli introiti provenienti dalla Tarsu dai Comuni alle Province. Creando così un primo conflitto istituzionale tra gli Enti Locali, che si vedono depauperati della principale fonte di sostentamento dei bilanci comunali, la tassa sui rifiuti.

A pagare le scelte scellerate e i debiti accumulati dal Sottosegretariato all’Emergenza Rifiuti saranno proprio i cittadini, attraverso le tasse sullo smaltimento dei rifiuti. Ma anche i Comuni e la Provincia saranno in qualche modo impoveriti: i primi si vedranno venir meno la principale fonte di sostentamento dei bilanci comunali, la seconda dovrà gestire l’intero ciclo dei rifiuti e, in particolare, provvedere alla messa in sicurezza della discarica di Sant’Arcangelo Trimonte.

I cittadini sanniti saranno costretti a pagare, con la tariffa stabilita dal Governo e non dalla Provincia, i dieci milioni di euro ancora necessari a mettere in sicurezza la discarica di Contrada Nocecchia. Soldi che si vanno così a sommare ai milioni di euro già spesi per costruire le palificate, finalizzate a stabilizzare il movimento franoso innescatosi sul versante, previsto e ampliamente relazionato dai geologi Vincenzo Briuolo e Roberto Pellino (speriamo presto attenzionato anche dalla Magistratura).

Uno sperpero di denaro pubblico gravissimo in tempo di una crisi economica, ben lungi dall’essere superata. Uno sperpero che si sarebbe potuto evitare attraverso scelte meno scellerate: costruire una discarica è già un danno economico e ambientale forte, esistendo altri modi di trattamento dei rifiuti, non solo più rispettosi dell’ambiente, ma soprattutto più economici. Realizzata poi, su un versante, in una zona, che in seguito a studi tecnici era stata inserita nella fascia ad alto rischio sismico e idrogeologico, è semplicemente da folli. Alla spesa di realizzazione dell’impianto, già elevata, si aggiungono anche i costi “straordinari”. Alla fine di contenere il movimento franoso ed evitare che tutto si riversi, alla fine, nel fiume Calore, sono state costruite tre palificate. Ma il numero probabilmente è destinato ad aumentare. Sono stati spesi e si spenderanno milioni di euro per realizzare e mantenere in relativa sicurezza il sito di contrada Nocecchia, individuato e autorizzato con decreti legge del Governo.

Queste sono le dirette conseguenze della politica della buche e degli inceneritori: tanto a pagare saranno sempre i cittadini. Con una bolletta sull’elettricità finanziamo gli inceneritori, con la Tarsu paghiamo le discariche, i debiti del commissariato ed in più gli errori tecnici.

Troppo semplice individuare senza criterio i siti, arrivare con le ruspe, con l’esercito, imporre un controllo strategico nazionale su di una discarica, e poi scappare via, lasciando debiti agli eredi. E prevedendo anche che “dalla data di entrata in vigore del presente decreto e sino al 31 gennaio 2011,non possono essere intraprese azioni giudiziarie ed arbitrali nei confronti delle Strutture Commissariali e della Unità Stralcio e quelle pendenti sono sospese. I debiti insoluti, dalla data di entrata in vigore del presente decreto, non producono interessi né sono soggetti a rivalutazione monetaria”.

In quindici anni di emergenza, come sostenuto sempre dal Codisam, si è pensato soprattutto a smaltire i soldi, non i rifiuti. Il nuovo decreto è l’ennesima dimostrazione.

E i politici sanniti? La contrapposizione ideologica e politica sulle disgrazie riempie le pagine dei giornali. Alcuni politici locali sembrano avere una particolare attitudine alla critica ideologica e alla strumentalizzazione, trascurando di offrire soluzioni concrete e reali al problema che sta coinvolgendo la nostra provincia. L’appartenenza ai vari carrozzoni politici sembra essere un limite per fornire spunti propositivi, non solo distruttivi. Invece di pensare ad unire le forze per una reale soluzione del problema, ci si cura solo di difendere le posizioni politiche dei propri referenti nei palazzi.

Di fronte a questa situazione, cosa faranno i cittadini sanniti?

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