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Il GIP denuncia una sua collega che gli ha chiesto di prosciogliere Mastella.

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mastella-e-berlusconiDal sito Il Mattino.it – 12 luglio 2009

Napoli, un gip denuncia: avute pressioni
per archiviare l’inchiesta Mastella

di Leandro Del Gaudio e Giuseppe Crimaldi

Il giudice Marotta: una collega mi ha chiesto di essere morbido
in cambio di favori al Csm. Atti inviati alla Procura di Roma.
L’accusa è pesante, e di fronte al sospetto che contiene non poteva che determinare l’avvio immediato di un’inchiesta che è stata già trasmessa – per competenza – alla Procura di Roma. Un magistrato in servizio presso l’Ufficio Gip di Napoli sostiene di essere stato contattato da una collega che gli avrebbe chiesto di prosciogliere Clemente Mastella.

È una denuncia choc, quella che porta la firma di Sergio Marotta. L’esposto finito in Procura e al Consiglio superiore della magistratura ricostruisce i fatti, partendo dall’incontro avuto con una collega del Tribunale che gli avrebbe esplicitamente chiesto di usare un occhio di riguardo per l’ex ministro della Giustizia, imputato nel processo sull’Udeur campana, che vede coinvolta anche la moglie Sandra Lonardo. Il messaggio: usare un atteggiamento morbido, se non addirittura di favore, per l’imputato Mastella, in cambio di favori al Consiglio superiore della magistratura. Un caso tutto interno al Palazzo di Giustizia, che emerge solo poche ore dopo la pubblicazione della notizia di un attentato incendiario diretto contro l’auto di un altro gip di Napoli. Ma cosa racconta l’esposto di Marotta? E che cosa ha spinto un giudice a denunciare una sua collega? Al centro del caso finiscono due telefonate, seguite poi da un incontro. Ricostruiamo il tutto. L’incontro tra Marotta e la collega avviene il due luglio nella cosiddetta «piazza coperta» del nuovo Tribunale, al Centro direzionale. A Marotta la collega avrebbe chiesto di «ammorbidire» la posizione processuale dell’ex Guardasigilli (oggi europarlamentare) Clemente Mastella – che va ovviamente ritenuto estraneo e inconsapevole della singolare richiesta di soccorso da parte di una toga del distretto).
Stupito per la richiesta, Marotta torna nel suo ufficio al 15esimo piano della Torre b. Prende carta e penna e scrive al capo dell’Ufficio Bruno D’Urso e al presidente del Tribunale Carlo Alemi, esponendo l’accaduto. «Lo scorso primo luglio – si legge nelle missive – sono stato contattato telefonicamente dalla collega (“omissis”), che mi ha chiesto un incontro.

L’appuntamento fissato era per il 2 luglio, alle 8,25 in Piazza coperta. Mi ha detto esplicitamente, senza preamboli: «So che sei il gup di Mastella, ti chiedo di proscioglierlo, di archiviare almeno la sua posizione. Potrebbe tornarti utile per la carriera, magari dinanzi al Csm».

Accuse gravissime. Parole che attendono ora il vaglio degli inquirenti. Tanto che, dopo aver letto l’esposto, il pm Francesco Curcio (magistrato dell’inchiesta Udeur) trasmette la denuncia alla Procura di Roma, titolare delle indagini sui magistrati del distretto di Napoli, per gli inevitabili accertamenti.
Un nuovo probabile filone d’indagine potrebbe così aprirsi dopo l’inchiesta terremoto che a gennaio del 2008 provocò la spallata decisiva al governo Prodi, con le dimissioni dell’allora guardasigilli. Una vicenda da approfondire, a partire da alcune considerazioni: la denuncia non comporta in sé un giudizio di colpevolezza, anche perché la versione di Marotta vale quanto quella del magistrato sotto accusa. Ma non è tutto.

C’è anche un altro retroscena, che vede protagonista ancora il gip Marotta: il giudice è infatti sotto tutela. Ha di recente denunciato il danneggiamento dell’asse delle ruote della sua vettura, che ha provocato un incidente nel quale è rimasto fortunatamente illeso; poi, pochi giorni dopo, il magistrato ha trovato squartate le ruote della propria auto, parcheggiata in Tribunale. Episodi probabilmente non collegati. Nessun nesso viene infatti stabilito tra il processo Mastella e i due danneggiamenti dolosi, che andrebbero ricondotti ai processi per camorra condotti in questi anni dal gip.

COMMENTI (3)
La collega era di Montesarchio?
Lo sanno cani e porci che Mastella ha amici in tutta Benevento. L’ha anche ammesso che dava posti di lavoro in cambio di voti. Ha detto che così si fa il politico in Campania…e allora che speranze possiamo avere noi che non abbiamo santi in Paradiso? Mastella cmq fa parte di una una schiera di politici che in Campania pensa anche di aiutare e non capisce che la raccomandazione è il peggio che possa esistere per una democrazia. Siete politici da terzo mondo. Vergognatevi!

commento inviato il 12-07-2009 alle 16:45 da Antonio

E’ una pratica ricorrente.
Esercitare pressioni sui magistrati per ottenere cortesie non dovute non è un caso eccezionale. E’ eccezionale invece il comportamento di Marotta. Andrebbe imitato.
Bravo!

commento inviato il 12-07-2009 alle 16:30 da gaetano montefusco

politici……….

alle persone con condanne o palesi situazioni di coinvolgimenti in atti illeciti (dalla corruzione alla droga, ecc.) dovrebbe essere vietato per legge di diventare politici o di mantenere questo stato giuridico!!!!

P.S.: chissa’ nei palazzi romani e nei vari livelli delle istituzioni quante persone dovrebbero “sloggiare”….. sicuramente un congruo numero…….

commento inviato il 12-07-2009 alle 15:55 da rma

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Due strani incidenti, ora la toga è sotto tutela

Da qualche giorno vive sotto tutela: un appuntamento quotidiano con le forze dell’ordine che presidiano la sua abitazione. Una misura obbligatoria, scattata d’urgenza dopo la denuncia firmata dal giudice Sergio Marotta, «vittima» di due episodi sinistri: prima il sabotaggio della propria automobile – lo scardinamento del semiasse – che ha provocato un incidente in autostrada che solo furtuitamente non ha provocato conseguenze gravi; poi due gomme dell’auto squartate, episodio avvenuto mentre la vettura era parcheggiata al secondo livello del Palazzo di giustizia. Raggiunto al quindicesimo piano della Torre B, Sergio Marotta sceglie di non commentare il suo caso. E, ai giornalisti del Mattino, ribadisce con garbo la linea del silenzio che ha contraddistinto in questi anni il suo lavoro. In magistratura dal 1986, Marotta ha sempre ricoperto funzioni giudicanti. Prima a Torre Annunziata, dove ha ricoperto il ruolo di presidente del collegio penale e di coordinatore della sezione gip; poi a Napoli, dove dal 2001 è in forza alla sezione gip. Una carriera che inizia con uno stralcio del processo Gionta, nato da alcune inchieste di Giancarlo Siani, il giornalista del Mattino ucciso dalla camorra per la sua attività di cronista, con la sentenza sul nesso tra politica e camorra nel distretto oplontino: sue le condanne per politici e amministratori, tra cui l’ex sindaco di Torre Annunziata Bertone, in relazione alle tangenti sulle attività edilizie post-terremoto nella città oplontina. Ma non è tutto: diverse le condanne firmate in questi anni anche nel corso dei processi a carico dei casalesi; al termine dell’inchiesta sulla faida dei Cava-Graziano e al termine dei processi sul clan Verde di Caivano. Centinaia di misure cautelari, decine e decine di condanne firmate dal giudice Marotta, che due anni fa firmò un provvedimento ritenuto controverso e finito al centro del dibattito giornalistico: il giudice rigettò alcune decine di arresti chiesti dalla Dda, con una decisione in parte confermata e in parte superata dal Riesame.

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