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Riflettori sulla Rocca dei Rettori- Tutti gli uomini del presidente e il caso Boccalone

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L’impero di Mastella, dalla città alla provincia

Reportage di Antonio Esposito

(nella foto, Renato Parente, Clemente Mastella, Antonio Di Maria, Nicola Boccalone)

Quando il presidente della provincia di Benevento, Antonio Di Maria, nell’ultimo consiglio, ha visto che il consigliere d’opposizione, Luca Paglia, aveva tra le mani e leggeva la delibera con la quale l’Anac (Autorità Nazionale Anti Corruzione) ha dichiarato “inconferibile” l’incarico di direttore generale, assegnato a Nicola Boccalone, ha avuto un moto di sorpresa e rabbia, meravigliandosi che quel documento fosse stato reso pubblico. Il presidente, forse, non sa che i consiglieri provinciali hanno il diritto di attingere dagli uffici tutte le notizie utili per espletare il loro mandato. Ma l’insofferenza per lo scossone generato dalla richiesta dell’Anac ha disvelato clamorosamente la traballante navigazione da tempo in corso alla Rocca dei Rettori.

Il clima arroventato del dibattito politico si era già manifestato nelle risposte date a chi insistentemente proponeva interpellanze, chiedendo chiarimenti su opere ferme, su appalti e finanziamenti, sui problemi irrisolti. Tra questi, in particolare, Giuseppe Ruggiero, capogruppo del Partito Democratico, nonché sindaco di Foiano Valfortore. “Questo consigliere -sbotta un giorno Di Maria- inonda la provincia di interrogazioni, richieste di accessi agli atti, esercitando una sorta di stalking istituzionale. I nostri uffici vanno in crisi di astinenza se non arriva la sua istanza quotidiana. Comunque saranno soddisfatte tutte le sue curiosità”.

La risposta non si è fatta attendere. “Cerco solo di fare al meglio l’opposizione -ribatte Ruggiero- chiedendo soluzioni e trasparenza. Se per questo il presidente mi definisce stalker, per me è un complimento. Significa che sto facendo bene il mio lavoro, che andrà avanti fino a quando lo manderemo a casa insieme ai suoi compagni di viaggio. Alle mie richieste l’amministrazione provinciale risponde col contagocce. Ho denunciato l’immobilismo sulla questione rifiuti. Abbiamo perso i finanziamenti per la ristrutturazione dell’Istituto Superiore Bosco Lucarelli e per la progettazione delle opere per il dissesto idrogeologico. Ho chiesto un tavolo di esperti per fermare la centrale a turbogas “Luminosa” prevista a Ponte Valentino, dove c’è un importante polo agroalimentare. Dobbiamo muoverci. Dopo le parole, aspettiamo i fatti”.

Sull’accidentato cammino del presidente mastelliano, il caso Boccalone è esploso come una bomba. Secondo l’Anac, il direttore generale, da lui nominato nel luglio di due anni fa, non poteva ricoprire quell’incarico, né quello di Commissario Straordinario all’Asea (Azienda Sannita Energia Ambiente), una società della provincia, perché contemporaneamente era Amministratore Unico di IrpiniAmbiente. Dopo questa delibera l’avvocato Boccalone si è dimesso, ma il pronunciamento dell’Anac ha portato di conseguenza all’annullamento di tutti gli atti firmati dal direttore generale, con la ciliegina sulla torta che il presidente non può effettuare nomine per tre mesi. “Una condizione davvero imbarazzante ed umiliante- fa notare Ruggiero- per il vertice della Rocca, che così vede enormemente dimezzato il suo potere”.

Ma gli strafalcioni istituzionali non finiscono qui. “Nonostante il divieto dell’Anac -denuncia Gabriele Corona con Altrabenevento- Di Maria ha continuato a conferire incarichi, come quello di direttore generale assegnato alla segretaria generale Maria Luisa Dovetto”. Una situazione grottesca rilevata anche dal deputato grillino Pasquale Maglione, accusato per questo di fare sensazionalismo. “Se l’Anac ha dichiarato “illegittimi e nulli” gli incarichi dati da Di Maria a Boccalone -incalza il Partito Democratico- ci chiediamo come sia possibile che un ex ministro della giustizia, come Clemente Mastella, la senatrice Sandra Lonardo, il consigliere regionale Luigi Abbate, difendano queste scelte. Come va fatta luce anche sugli altri casi “illegittimi e nulli”, dal ruolo del capo staff Renato Parente a quello di Antonio Capuano nell’Asea, che ha dichiarato falsamente di non essere consigliere comunale. Il presidente dovrebbe solo dimettersi”.

Per difendere l’amministrazione provinciale è sceso in campo tutto lo stato maggiore del partito mastelliano “Noi Campani”, che ha definito vergognoso il comportamento di chi ha trasformato la delibera dell’Anac in “argomento di stalking politico”. Tra i dirigenti solidali con Di Maria troviamo anche Domenico Parisi, consigliere provinciale, nonché sindaco di Limatola, che nel gennaio del 2020 stilò un duro documento di denuncia della nomina di Boccalone all’Asea, insieme a Paglia, Claudio Cataudo e Lucio Mucciacciaro. I quattro, che qualche mese prima avevano già contestato le scelte del presidente, lo attaccarono con queste parole: “Atti illegittimi, contra legem -scrissero- il presidente ancora una volta da sfoggio di creatività normativa con formule sui generis, calpestando il ruolo e la dignità del consiglio provinciale. Ha nominato Boccalone di suo pugno, gestendo le istituzioni a suo piacimento. Si vuole ridurre un nobile consesso ad una tombolata tra amici. Non siamo disposti a fare gli alza mano di turno”.

Ravvedimento o pentimento? Quello che è certo è che la vicenda Boccalone è scaturita, in primis, dalle coraggiose denunce dell’ex segretario e direttore generale, Franco Nardone, che era anche responsabile per la prevenzione della corruzione e della trasparenza, accusato di aver fatto ostruzionismo a quella nomina e per questo revocato dall’incarico nell’ottobre scorso, sei mesi prima che andasse in pensione. “La mia revoca -racconta Nardone- è arrivata dopo qualche giorno dalla mia segnalazione all’Anac, tramite il prefetto Francesco Cappetta. La segretaria generale Dovetto avrebbe dovuto verificare, ma non ha mosso un dito, non ha impedito al presidente di fare nomine ed anzi si è fatta nominare direttore generale. Poiché gli atti di Boccalone sono nulli, mi preoccuperei. C’è una responsabilità per danno erariale”.

Con l’arrivo di Di Maria, l’impero di Mastella dilaga dalla città alla provincia, occupando tutti gli enti in modo capillare e militare. Da “Sannio Europa” con Giuseppe Sauchella all’Asea con Giovani Mastrocinque, dall’Asi con Luigi Barone all’Ato rifiuti con Pasquale Iacovella. Il presidente nomina inoltre Giovanni Zanone, consigliere comunale a Benevento e portavoce del sindaco Mastella, nel Parco del Matese. Per il CST, un consorzio di servizi informatici per 50 comuni e tre comunità montane, era stato proposto l’ex assessore Oberdan Picucci, che ben presto si è dimesso, per fare il medico del lavoro all’Asia. Il sindaco di Apollosa, Marino Corda, è stato nominato nel comitato esecutivo regionale dell’Ente Idrico Campano, insieme a Nino Lombardi, vice presidente provinciale. Così alla Rocca ora governa un ferreo monocolore mastelliano.

La brillante carriera politica del presidente, che è anche sindaco di Santa Croce del Sannio, si è corroborata con la guida per anni della Comunità Montana del Titerno e Alto Tammaro, ma ora rischia una brusca battuta d’arresto. Con l’elezione alla Rocca dei Rettori, nel novembre 2018,è arrivato anche al vertice di Sannio Smart Land, un ente pubblico di programmazione dello sviluppo territoriale ed economico. Cominciò da giovanissimo come consigliere comunale, poco dopo il diploma di ragioniere. La sua vittoria col centrodestra fu salutata con orgoglio dai coniugi Mastella, Fulvio Martusciello e Nunzia De Girolamo.

Tra i casi di incompatibilità potrebbe rientrare anche quello del vicepresidente del consiglio comunale di Cerreto Sannita, Luigi Di Crosta, nominato dalla provincia tra i revisori dei conti. Quando un presidente viene eletto si avvale del voto dei consiglieri comunali. Quindi, quando uno di essi riceve qualche incarico, potrebbe configurarsi un conflitto d’interessi o un voto di scambio. “Per potenziare la sua comunicazione -rileva Ruggiero- Di Maria ha ingaggiato due addetti stampa in forza a “Sannio Europa”, che dovrebbero promuovere la rete museale, ma in realtà divulgano messaggi e comunicati suoi o del suo capo staff”.

“Hanno creato un sistema di clientele e di affarismo -conclude Nardone- dove non c’è meritocrazia. Perché io avevo un curriculum di tutto rispetto, essendo stato tra l’altro Direttore Generale della Provincia di Napoli e commissario di un’Asl napoletana. Io mi considero vittima del dovere. Denuncio anche la lentocrazia dell’Anac, che non mi ha tutelato, permettendo la mia revoca. Ho fatto presente a Di Maria tutte le anomalie e le ipotetiche illegittimità. I casi strani in provincia sono troppi. Per questo chiedo al Ministero dell’Interno che vengano mandati gli ispettori e una Commissione d’Accesso agli atti per verificare tutte le situazioni di eventuale inconferibilità e fermare questo andazzo indecoroso”.

Antonio Esposito – giornalista

 

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