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Morto a Benevento un operatore delle ambulanze, contagiato da covid19. I suoi colleghi sono ancora in servizio.

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Il primo morto da coronavirus a Benevento è un operatore del servizio di soccorso 118. Nessun tampone e nessuna quarantena per i suoi colleghi. Altri medici e operatori di emergenza sono contagiati o a rischio, ma nessuno interviene e le autorità locali si limitano a ripetere di stare a casa senza contrastare i veri focolai.

Comunicato stampa del 19 marzo 2020

E’ morto stamattina Salvatore Calabrese, di Solopaca  che lavorava a Benevento presso la centrale operativa del servizio di soccorso del 118 (ambulanze) ricoverato da diversi giorni in terapia intensiva perché contagiato da coronavirus.

Mentre esprimiamo le nostre condoglianze alla famiglia e ai suoi colleghi, continuiamo a denunciare, come facciamo da diversi giorni, le condizioni in cui sono costretti a lavorare i medici, gli infermieri, gli operatori socio sanitari dell’Ospedale San Pio di Benevento, con dispositivi di protezione non sufficienti e a rischio di contagio continuo.

Dopo le nostre insistenze, cominciano ad arrivare i risultati dei tamponi effettuati dieci giorni fa, e già risultano positivi due medici. Non dovrebbe succedere: i sanitari non si dovrebbero infettare se tutto funzionasse a dovere.

E poi ci sono gli operatori delle ambulanze costretti a continuare il loro lavoro nonostante abbiano soccorso pazienti risultati positivi al coronavirus ma senza gli adeguati sistemi di protezione. La permanenza in servizio di quei lavoratori, a contatto con altri ammalati, medici e colleghi, è causa certa di altri contagi, ma le nostre autorità locali continuano a ripetere genericamente a tutti di rimanere a casa senza affrontare veramente i focolai pericolosi.

Insistiamo nel chiedere i tamponi per tutti gli operatori a rischio e non solo per quelli che hanno sintomi perché altri potrebbero essere asintomatici ma intanto contagiare . 

Segnaliamo i fatti anche alla Procura della Repubblica per le indagini conseguenti.

Per Altrabenevento, Sandra Sandrucci

 

 

 

 

 

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