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Ancora una sentenza contro Zamparini che non rispetta gli accordi con il Comune.

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Da Il Mattino del 3 agosto 2013

Il centro commerciale Il giudice imporrà all’imprenditore e alla Becom il rispetto degli accordi
«Zamparini abbatta i tre capannoni»
L’intesa: completamento del parco fluviale e recupero della masseria

Il Comune si appresta a chiedere per l’ultima volta a Zamparini il rispetto degli accordi sottoscritti, altrimenti si potrà procedere direttamente, con spese a carico dell’imprenditore, all’abbattimento dei tre capannoni di via Valfortore, completamento del parco fluviale e recupero dell’antica masseria. Tocca invece al Consiglio comunale deliberare per l’acquisizione dell’area parco, atto che finora non è stato ancora sottoposto al massimo consesso cittadino da parte degli uffici preposti. È di qualche giorno fa infatti, la notifica al settore Urbanistica della sentenza emessa dall giudice Michele Cuoco, con la quale si recepisce il ricorso prodotto dal Comune, riconoscendo la competenza del giudice per l’esecuzione.

A questo punto, il giudice per l’esecuzione del Tribunale di Benevento sta per emettere i provvedimenti che impongono a Zamparini e alla ditta Becom (subentrata nella gestione del centro commerciale I Sanniti), il rispetto degli accordi sottoscritti con l’amministrazione comunale nel 2005-2006. L’imprenditore friulano, pertanto, dovrà abbattere, come detto, i tre capannoni abusivi antistanti il centro commerciale I Sanniti, completare il parco fluviale attiguo al parcheggio e recuperare l’antica masseria e i reperti archeologici che si trovano all’ingresso dell’ipermercato.

La vicenda, si ricorderà, ha tenuto banco per molti anni in consiglio comunale e sulla stampa locale, soprattutto per iniziativa degli ambientalisti e dell’associazione Altrabenevento, e poi in tribunale con due distinti processi: uno per lottizzazione abusiva, che si è concluso con l’assoluzione di Zamparini in primo grado, e il secondo, tuttora in corso, lo vede imputato insieme ad altri, di diversi reati edilizi ed urbanistici e una presunta corruzione.

La prima richiesta per la realizzazione di quell’ipermercato fu avanzata nel 2001 dalla società Reti e Sviluppo, alla quale poi subentrò Zamparini, ma risale al marzo del 2003, la delibera del Consiglio comunale che ne autorizzò definitivamente la costruzione. Fu il risultato di un lungo braccio di ferro interno alla maggioranza di centro-destra, tra i centristi dell’Udc e di Forza Italia, che sostenevano la richiesta di Zamparini, mentre il gruppo di An era piuttosto riluttante. Fu l’astensione dell’allora sindaco Sandro D’Alessandro a sbloccare l’impasse. Qualche mese dopo, nel giugno 2003, l’amministrazione comunale annullò un altro permesso, formalmente distinto dal primo, per costruire tre capannoni e un enorme parcheggio nell’area destinata al parco fluviale, da asservire sempre al centro commerciale. Dopo aver prodotto inutilmente ricorso, prima al Tar e poi al Consiglio di Stato, l’imprenditore friulano sottoscrisse un accordo con il Comune a marzo del 2005. Nella sostanza l’Ente lo autorizzava a realizzare nell’area destinata a parco fluviale il parcheggio da asservire al centro commerciale ed egli in cambio si impegnava ad abbattere i tre capannoni, che intanto erano stati realizzati, e a cedere al Comune di Benevento un’area di oltre 20mila metri quadrati attrezzata a parco.

Con un successivo accordo dell’ottobre 2006, sottoscritto questa volta con l’amministrazione di centro sinistra guidata da Fausto Pepe, Zamparini confermò gli impegni precedenti e si accollò anche il completamento dell’asse interquartiere per collegare il centro commerciale alla Rotonda dei Pentri, la realizzazione dei sottopassi ferroviari lungo via Valfortore e il recupero dell’antica masseria ubicata all’ingresso del centro commerciale con la valorizzazione dei sottostanti reperti archeologici.

A maggio del 2008, il dirigente del settore Urbanistica Nazzareno Lanni prese atto che a distanza di quasi due anni dall’apertura del centro commerciale, nessuno degli impegni assunti da Zamparini era stato onorato e, quindi, gli inviò specifici atti di diffida a procedere. L’imprenditore friulano, per tutta risposta, ritenendo che il Comune avesse abusato di una “posizione dominante”, costringendolo cioè a firmare atti che egli riteneva non del tutto legittimi, propose una rinegoziazione degli impegni. Lanni rispose lapidario “Pacta servanta sunt (i patti vanno rispettati)” e subito dopo presentò ricorso al Tar chiedendo un pronunciamento solo sull’obbligo di abbattimento dei tre capannoni, la realizzazione del parco fluviale e la cessione al Comune e il recupero dell’antica masseria. Lanni escludeva dal ricorso l’asse interquartiere e i sottopassi ferroviari che l’imprenditore non aveva realizzato, fors’anche per responsabilità e ritardi del Comune di Benevento.

Il Tar, a dicembre 2010, accolse le richieste del Comune, precisando però che per la cessione dell’area parco fosse necessaria una delibera del Consiglio comunale, trattandosi di acquisizione al patrimonio pubblico di un bene privato. Le decisioni del Tar non sono state rispettate da Zamparini e dalla Becom, pertanto il Comune, un anno dopo a novembre 2011, si è rivolto al Giudice per l’esecuzione del tribunale affinché fossero determinati tempi e modalità per il rispetto degli obblighi imposti a Zamparini e alla Becom. A maggio 2012 il giudice, Maria Grazia Stasi, accogliendo un ricorso di Zamparini, rigettava la richiesta del Comune invitandolo a presentare istanza al competente tribunale amministrativo, trattandosi di provvedimenti conseguenti ad accordi tra un privato e la pubblica amministrazione. Ora, la sentenza del giudice Cuoco fa definitivamente chiarezza.

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