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Del Basso De Caro: Nessuno deve dimettersi per la corruzione al Comune di Benevento. Travaglio è un grillo parlante e Mancino un galantuomo.

Da Il Sannio Quotidiano del 13 gennaio 2013

Il capogruppo del Pd in Regione, Umberto Del Basso De Caro, riflette sui risvolti politici dell’inchiesta Mani sulla città, critica la composizione delle liste per le Politiche e parla ‘dell’operazione-Travaglio’

 “Attendiamo gli sviluppi, intanto si vada avanti”

“Sulle responsabilità politiche, valuteremo in una fase più evoluta della vicenda”

Teresa Ferragamo

Del Basso De Caro, l’inchiesta del pm Antonio Clemente, ha inferto un colpo quasi ferale all’amministrazione comunale: via da Benevento il sindaco Fausto Pepe, mentre il presidente del Consiglio e un consigliere di maggioranza, Luigi Boccalone e Aldo Damiano, finiscono in carcere. Che ricadute politiche è destinata ad avere l’inchiesta Mani sulla città?

 “L’inchiesta della Procura, durata 36 mesi, si riferisce, in tutti gli episodi contestati, alla passata gestione amministrativa. Fatta questa premessa è del tutto evidente che, nel rispetto sostanziale della Magistratura, occorrano un grande equilibrio e molta prudenza prima di assumere decisioni destinate a riverberarsi sull’intera collettività. Lunedì avranno termine gli interrogatori di garanzia e solo allora sarà possibile tracciare un quadro nitido delle scelte da assumere. Per quanto mi riguarda, ho grande fiducia che possa intervenire un chiarimento sugli episodi in contestazione. Un chiarimento auspicato per dare certezza alla Giunta e al Consiglio e rinnovata fiducia ai cittadini”.

Però, se è vero che la responsabilità penale è personale e va accertata, è vero altresì che quella politica è diffusa. Non crede che il Pd dovrebbe prenderne atto?

“La responsabilità politica forma, evidentemente, oggetto delle nostre valutazioni. Rispetto alla condizione di criticità, senza voler fare il difensore d’ufficio né il garantista ad oltranza, ribadisco l’assoluta necessità di capire meglio i contenuti dell’indagine ed i profili delle singole responsabilità che sono e restano individuali”.

E se verranno accertate le responsabilità di alcuni rispetto a certi fatti contestati dalla Procura?

“Se le responsabilità penali fossero accertate, non potremmo che applicare il codice etico da tempo in vigore nel Pd e quindi agire di conseguenza”.

Ma il sindaco Pepe, per il momento, resta fuori Benevento e sospeso dalle funzioni. Quindi, di fatto un sindaco che non può fare il sindaco. Quanto si può andare avanti così?

“Aspettiamo gli interrogatori di garanzia e le decisioni del Gip Cusani. Allo stato, poi, c’è un vicesindaco, Raffaele Del Vecchio. E l’amministrazione dovrà andare avanti”.

Luigi Boccalone si è dimesso da presidente del Consiglio “nel rispetto degli elettori”, ha scritto nella lettera dal carcere, e per potersi difendere da cittadino libero. Per lui sono scattati subito gli arresti domiciliari. Come giudica quel gesto?

“Un gesto nobile e sofferto che ho apprezzato moltissimo”.

 L’opposizione chiede dimissioni subito.

“L’opposizione fa il suo mestiere. Tutto qui”:

 Il senatore Pasquale Viespoli, se perde il seggio al Senato, potrebbe ricandidarsi a sindaco di Benevento pensando di ricostruire il clima del ’93.

“Sono passati 20 anni da allora e tutti ormai lo hanno conosciuto. Non mi pare, per giunta, che ci siano le condizioni del ’93”.

 Intanto, lei è candidato alla Camera dei deputati, nono, in posizione utile per l’elezione. Ma per uno che raccoglie 12mila voti alle primarie non è poco? Insomma le liste del Pd hanno tenuto in debito conto quel risultato?

“No, non ne hanno tenuto sufficientemente conto perché la direzione nazionale ha immesso nelle liste Campania 1, Campania 2 e del Senato ben 13 candidati, alcuni dei quali di grande prestigio e riconoscibilità, altri non legati al territorio. Per cui l’onore della battaglia ricadrà, come al solito, sulle spalle di pochi”.

 Ci sono ancora margini di manovra per ritoccare le liste?

“Spero che nelle giornate che precedono la presentazione ufficiale delle liste, quella del Senato possa essere ulteriormente rafforzato. In Campania, abbiamo, al Senato, tre punti di vantaggio, un margine sufficiente che, tuttavia, può essere ampliato per rendere ancora più sicura l’elezione”.

 Dove ha sbagliato, dunque, il segretario regionale del Pd, Enzo Amendola?

“Non ha sbagliato. Non è stato garante fino in fondo del deliberato della direzione regionale ed alla fine ha fatto il notaio delle decisioni prese a Roma”.

 Le vicende giudiziarie che hanno coinvolto il Comune di Benevento, ma anche il consigliere regionale Nicola Caputo, comprometteranno il Pd e il voto per le Politiche?

“No, siamo di gran lunga favoriti in Italia e in Campania. Ma dobbiamo proporci all’opinione pubblica come i garanti di una nuova fase che sappia distribuire più diritti, più uguaglianza, più opportunità. L’agenda Monti va largamente superata”.

Il vicedirettore del Fatto, Marco Travaglio, le ha dedicato un feroce editoriale (leggi) e l’ha messo tra gli Impresentabili, assieme a politici rinviati a giudizio, indagati e condannati. Eppure lei non è mai stato coinvolto in inchieste giudiziarie, le accuse sono legate al ruolo avuto nelle difese di Craxi e Mancino. Cosa pensa dell’operazione-Travaglio?

 “Penso che sia un’operazione eterodiretta, ma che ha raggiunto finalità diverse da quelle previste o auspicate. In sostanza, Travaglio, che è il grillo parlante di alcune procure d’Italia e del Movimento degli Arancioni, non potendo scrivere che ero indagato, imputato o condannato, ha censurato le mie idee che, per fortuna, sul tema della giustizia, sono esattamente opposte alle sue. Mi ha accusato di essere socialista, di essere il difensore del presidente Mancino dinanzi al Tribunale di Palermo. Miglior tributo non poteva rendermi perché sono stato sempre orgoglioso della mia antica militanza nel Psi ed altrettanto fiero di difendere un galantuomo come Nicola Mancino, sicuro punto di riferimento politico e morale per migliaia di persone perbene”.

 

 

 

 

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