Dossier: Il POLO CALZATURIERO di Benevento, ovvero “ci hanno fatto le scarpe”
Presentato alla stampa il 7 novembre 2008 da Gabriele Corona, Antonio Medici e Maurizio Zeoli.
Il POLO CALZATURIERO di Benevento ha sperperato 2 milioni e 400 mila euro di finanziamenti regionali ed ha prodotto 290 disoccupati.
Per il Polo Calzaturiero di Benevento la REGIONE CAMPANIA aveva concesso nel 2005 un finanziamento di oltre 3 milioni di euro per la formazione e la successiva assunzione a tempo indeterminato di 290 giovani.
Dopo che l’Assessorato Regionale alla Formazione e Lavoro ha effettivamente elargito 2,493 milioni di euro le aziende hanno chiuso i battenti senza neanche finire di pagare le spettanze dei 290 lavoratori che sono rimasti senza occupazione.
Eppure il progetto “POLO CALZATURIERO DI BENEVENTO” era stato presentato già negli anni 2001/2002 come una delle grandi opzioni per lo sviluppo produttivo di Benevento e provincia. Nel contratto di programma del PRUSST CALIDONE, infatti, viene inserita la filiera “CALZATURE TESSILE” per la quale la Regione si impegna a compartecipare con 43 milioni di euro, di cui 8,2 (pari a 16 miliardi di lire) per la sola formazione. (Allegato 1)
Le aziende coinvolte vengono indicate come le più accreditate tra quelle marchigiane, quindi con grande esperienza nel settore, e tra esse il Calzaturificio R.P.M., il Calzaturificio Lady Blu, la G.I.R.A.M. srl, che producevano per marchi di primario rilievo nazionale quali Valleverde, Hogan e Puma. (Allegato 2)
Vi è una fitta rassegna stampa relativa alle pressioni di queste ditte, associate nel Consorzio CALTES, affinché la Regione consenta l’avvio della formazione e dell’attività produttiva che viene data tra quelle di sicuro successo, al punto da rendere credibile la speranza di occupazione stabile addirittura per 533 giovani. (Allegato 3, Allegato 4, Allegato 5 )
Tra i più convinti sostenitori del Polo Calzaturierio vi è Ettore Martini (attuale consigliere comunale di AN), il quale addirittura partecipa ad un viaggio di studio in Argentina, finanziato dall’U.P.I. (Unione Provincie Italiane), per approfondire le grandi opportunità offerte dal mercato sud americano. ( allegato 6)
A luglio 2005 finalmente le attività formative per il polo calzaturiero hanno inizio in due capannoni di Ponte Valentino, dopo la presentazione al pubblico che si tiene in pompa magna all’hotel President il 23 giugno, alla presenza di Amleto Ocone ed Ettore Martini dell’API, del Sindaco Sandro D’Alessando e dell’Assessore Regionale Corrado Gabriele, il quale assicura che la Regione vigilerà sulla corretta utilizzazione dei fondi. (Documenti 7, Allegato 8)
Ma le aziende che organizzano la formazione, impegnandosi poi alla successiva assunzione a tempo indeterminato di 290 lavoratori, non sono più quelle dell’accordo di programma; il consorzio CALTES non c’è il più e neppure ci sono più quelle ditte marchigiane produttrici per conto di primari marchi. Le due società, sempre marchigiane, sono la EUROCALZATURE srl e la TRANCERIA TOMAIFICIO srl, le quali avevano presentato un progetto per finanziamenti AIFA (Accordo di Inserimento Formativo per l’Assunzione – Documento 9 e documento 9b).
Queste ditte non costruiscono stabilimenti né comprano macchinari limitandosi a fittare gli uni e gli altri. La Regione Campania a novembre 2005 eroga la prima parte del finanziamento ed esattamente € 1.531.000. (Allegato 10)
Dopo l’attività formativa, nel corso della quale si manifestano già le prime proteste dei giovani per la mancata percezione dei compensi, le aziende a maggio 2006, in piena campagna elettorale, firmano i contratti di assunzione con i 290 giovani. (Documenti 11 e documento 12).
L’attività produttiva, nonostante le annunciate grandi potenzialità del settore, addirittura con sbocchi di mercato all’estero, procede in modo estremamente limitato e a singhiozzo sino alla interruzione dell’agosto 2006. Le aziende si giustificano, accusando la Regione Campania di ritardi nel pagamento della seconda tranche di finanziamento. I giovani lavoratori chiedono sostegno al Comune di Benevento e alla Prefettura: ne scaturisce la necessità di un piano industriale con il quale le aziende devono dimostrare la loro reale capacità di investimento, di produzione e di gestione, per poter stare sul mercato. (Allegato 13, Allegato 14 e Allegato 15).
Le imprese, entrambe costituite nel 2002, senza quindi poter vantare grandi esperienze, dotate di un capitale sociale minimo ed irrisorio di 10.000 euro, certamente insufficiente ad affrontare gli investimenti e le assunzioni, presentano un documento molto approssimativo. (Documenti 16a, documento 16b, documento 16c, documento 16d, e documento 17a, documento 17b, documento 17c, documento 17d )
La Regione Campania, nel frattempo, sollecitata dalla istituzioni locali e dai lavoratori concede la seconda tranche di finanziamento di € 962.367,74; l’attività, però, riprende sempre in modo limitato e saltuario fino alla completa interruzione a fine 2007. I lavoratori venivano pagati solo per una parte del 2006 e per 6 mesi del 2007 e nonostante un accordo con le aziende garantito dalla CISL non percepiscono neppure in modo rateizzato gli arretrati spettanti. (Documento 18a, Documento 18b, Documento 18c)
La Regione Campania viste le inadempienze con il provvedimento del 13.07.07 revoca i finanziamenti e chiede alla GDF di accertare tutte le irregolarità e le responsabilità.(Documenti 19a, Documento19b, documento 19c, documento 20a, documento 20b, e documento 20c)
Le aziende smantellano le unità produttive e non avviano neppure le richieste per gli ammortizzatori sociali – cassa integrazione e mobilità -. (Documenti 21 e documento 22)
Sappiamo che è in corso un’indagine della magistratura su questo ennesimo caso di malaffare, questa volta ai danni dei giovani, illusi e disoccupati, ma rimangono le responsabilità politiche che i soggetti interessati hanno il dovere di assumersi.
Un gruppo di lavoratori si è rivolto al CODACONS per assistenza legale e per trovare una soluzione con la Regione Campania che preveda la possibilità di inserirli nelle liste di mobilità. Vi sono stati alcun incontri con l’Assessorato Regionale dai quali è emersa l’ipotesi di un possibile provvedimento in tal senso anche in mancanza di richiesta da parte delle aziende; il Comune pur senza alcuna competenza e responsabilità per quanto accaduto si può far carico di un’azione politico-amministrativa per limitare i danni.(Documento 23)
La soluzione che proponiamo è oggi possibile anche grazie al recente accordo tra la Regione Campania e il Ministero del Lavoro che ha promesso 63 milioni di euro proprio per tali finalità.(Allegato 24)