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Restano in carcere gli avvocati Itro, Cocilovo e Di Monaco.

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Da Il Mattino del 8 agosto 2010-
Restano in carcere i tre avvocati arrestati il 24 luglio scorso per riciclaggio e fraudolento trasferimento di valori, per una somma complessiva di oltre dieci milioni di euro, nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Benevento su una presunta appropriazione indebita a danno dell’ospedale Fatebenefratelli. Il Tribunale del Riesame, infatti, ha respinto le istanze di annullamento delle ordinanze di custodia o, in subordine, di concessione degli arresti domiciliari per Mario itro, Marco Cocilovo e Mauro Di Monaco. Le motivazioni del rigetto delle istanze, presentate dai difensori Vincenzo Regardi, Raffaele Tibaldi, Gennaro Razzino e Guido Principe, non sono note in quanto occorrerà attendere il deposito del provvedimento che, considerato il periodo di ferie, potrebbe addirittura slittare a settembre. Appare comunque ovvio che i giudici del Riesame hanno ritenuto legittimi gli atti messi in essere dal pubblico ministero Tartaglia Polcini e dal Gip Sergio Pezza, avendo confermato di provvedimenti di custodia cautelare e ritenendo ancora sussistente il pericolo di inquinamento delle prove. Avverso la decisione del Tribunale del Riesame è ammesso il ricordo in Cassazione ma il collegio difensivo prima di procedere vuole prendere visione delle motivazioni. L’inchiesta, come si ricorderà, è partita dalla presunta appropriazione indebita che Mauro Di Monaco, con la complicità di frate Efisio Maglioni (dirigente amministrativo del Fatebenefratelli, deceduto nel 2004, sul cui conto corrente le Fiamme Gialle hanno trovato 1,2 milioni di euro), avrebbe commesso, trattenendo per sé i crediti recuperati dalla Regione per l’ospedale. Per far perdere traccia dei circa 10 milioni di euro, Di Monaco, Itro e Cocilovo avrebbero effettuato una serie di operazioni finanziarie. Come far sparire il malloppo? «Dividendolo, investendolo, disinvestendolo fino a farne perdere le tracce» sostiene il magistrato inquirente. E utilizzando le rispettive anziane madri e qualche congiunto come prestanome di conti correnti appositamente aperti nella filiale diretta dall’ex direttore della Bnl di Benevento, Giuseppe Lamparelli, anch’egli coinvolto nella vicenda. Le indagini scrupolose degli agenti della Guardia di Finanza e gli accertamenti bancari avrebbero dimostrato, in maniera precisa, che i soldi ricevuti dai due avvocati beneventani provenivano da Di Monaco.

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