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Denis Verdini, il coordinatore nazionale del PdL indagato per l’affare delle pale eoliche. Chissà che dice Colasanto?

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Da Repubblica del 7 maggio 2010| di FRANCESCO VIVIANO

Quei contatti tra Dell’Utri e Verdini per il grande business dell’eolico

Spuntano nuove intercettazioni. Sull’affare l’ombra dei clan. Il coordinatore Pdl presto interrogato, da chiarire anche i rapporti con Flavio Carboni

ROMA – Denis Verdini, il coordinatore del Pdl indagato per corruzione nella grande inchiesta sull’eolico, fra qualche giorno sarà interrogato in procura a Roma.

E a Verdini sarà chiesto di spiegare il suo “interessamento” per gli imprenditori che volevano investire (o hanno investito) nell’eolico ed i suoi rapporti con Flavio Carboni, Marcello Dell’Utri, il presidente della Regione Sarda, Ugo Cappellacci del centrodestra, e con il tributarista, Pasquale Lombardi che, subito dopo la pubblicazione delle notizie sull’inchiesta ha incontrato Verdini per parlargli lontano dalle “cimici” dei carabinieri che per mesi e mesi hanno registrato le sue conversazione. In un colloquio telefonico Verdini chiede al governatore sardo di incontrarsi con Carboni, capofila di un gruppo di imprenditori interessati all’eolico. L’incontro si sarebbe svolto a Roma: al tavolo Cappellacci, Verdini e Carboni, per ottenere la firma di un accordo di programma con gli imprenditori da lui rappresentati. “So che sulla partita delle rinnovabili mi ha contattato l’universo mondo, ma – dice alle agenzie di stampa Ugo Cappellacci – non ho mai ricevuto richieste meno che lecite”. Ed i politici che avrebbero chiesto al presidente della Sardegna erano quelli che hanno raccomandato o avrebbero tentato di farlo i titolari di alcune imprese che si sono buttati a capofitto sull’eolico.

“Vento in Poppa”, “Nà Volta”, “Eolo 3W”, “Serre dei Venti” ed anche “Via Col Vento”, nomi di imprese napoletane, siciliane ed alcune anche del Trentino Alto Adige, che insieme ad altre decine di società, hanno messo gli occhi sul grande business dell’eolico. Ed i titolari di molte di queste società sono indiziati mafiosi, camorristi e ‘ndranghetisti, già sfiorati o finiti anche in galera nelle inchieste di alcune procure italiane. L’eolico insomma interessa tutti perché ci sarebbero soldi per tutti, faccendieri, politici, funzionari pubblici ed imprenditori. Le ultime procure che stanno provocando un vero e proprio terremoto politico e che hanno già coinvolto il coordinatore del Pdl, Denis Verdini, iscritto nel registro degli indagati, sono quelle di Roma e di Cagliari. Due inchieste che partono dalla Sardegna e dal Lazio e che sono finite nel mirino del procuratore aggiunto di Roma, Giancarlo Capaldo che ha intercettato mezzo mondo scoprendo un vero e proprio reticolo di interessi, politici e finanziari, che coinvolgono decine di persone molte delle quali avrebbero costituito una vera e propria “cricca” simile a quella degli ormai noti Balducci, De Santis, Anemone e Della Giovanpaola, finiti in galera per mano delle procure di Firenze e Perugia.

Anche in questa inchiesta romana il nome di Claudio Scajola viene fuori dalle conversazioni tra gli imprenditori interessati al business dell’eolico, insieme a quelli di Marcello Dell’Utri, di Denis Verdini, del sottosegretario alla giustizia, Giacomo Caliendo (Pdl) e del faccendiere Flavio Carboni, indagato insieme a Verdini, Arcangelo Martino, costruttore, Pinello Cossu, consigliere provinciale di Iglesias, Ignazio Farris, direttore generale dell’Arpa Sardegna ed al geometra Pasquale Lombardi, magistrato tributario. Tutti accusati di concorso in corruzione, tranne Dell’Utri. Ma non ci sono soltanto queste intercettazioni, i carabinieri hanno anche registrato colloqui dove alcuni indagati raccontano dell’interessamento di Verdini, Marcello Dell’Utri e Flavio Carboni. In una conversazione si scopre che sarebbe stato Dell’Utri a “consigliare” a Flavio Carboni di dirottare verso il Credito cooperativo fiorentino, la banca di Verdini, capitali degli imprenditori che cercavano “contatti” con i politici non soltanto romani, per superare le lungaggini burocratiche delle autorizzazioni per impiantare i siti eolici in Sardegna ma anche in Sicilia, in Campania ed in Basilicata. Provviste che, secondo le ipotesi investigative, sarebbero state dirottate verso società che, come nel caso della “cricca” del G8 sarebbero servite per attingere a fondi neri e tangenti.

Verdini sostiene che non c’è nessun illecito nelle operazioni della sua banca ed i magistrati vogliono accertarlo. Qui gli investigatori erano arrivati per accertare la provenienza e la destinazione di un giro di assegni. Ma lo scoglio più delicato di questa indagine sono le intercettazioni telefoniche ed i rapporti, “ad alti livelli” come dice un investigatore, del tributarista Pasquale Lombardi procacciatore di “contatti” tra imprenditori, politici e magistrati.

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