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La Spina Commerciale-sede ASL non si fa, ma la ditta ci guadagna 1,5 milioni di euro

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spina-commerciale-sede-asl(Da Il Sannio Quotidiano del 19 gennaio)

SPINA COMMERCIALE il Comune soccombe

Nel nome c’era già il destino. La Spina commerciale e dei servizi, prevista e mai realizzata al Rione Libertà, si rivela un’autentica spina per Palazzo Mosti. Il Collegio arbitrale costituito nel 2007 per dirimere le controversie tra il Comune e la ‘Partenope srl’ ha concluso nei giorni scorsi l’esame della questione relativa alla realizzazione del complesso che avrebbe dovuto ospitare uffici e servizi sanitari dell’Asl e locali commerciali. La struttura si sarebbe sviluppata lungo una vasta area, tra l’Addolorata e San Modesto, collegate da una stecca – ponte sovrastante Via Napoli. Il tutto nell’ambito del Programma di Recupero Urbano del Rione Libertà varato nel 1999 durante la seconda gestione Viespoli.
E il verdetto finale è un’autentica tegola sull’Ente municipale, condannato a risarcire 1,5 milioni di euro alla ditta napoletana il cui amministratore è lo stesso Maurizio Triola che guida la ‘Con.Ca’, società con la quale il Comune ha in atto un ulteriore contenzioso in corso di valutazione arbitrale in merito agli alloggi di Via Galanti.
Il pronunciamento emesso nei giorni scorsi dal Collegio presieduto da Pietro Perlingieri e composto dagli arbitri Ruggiero (nominato dal Comune) e Mele (nominato dalla Partenope) lascia l’amaro in bocca ai vertici comunali, e suona beffardo soprattutto per i residenti del Rione Libertà che dovranno partecipare (da cittadini) ai costi che ricadranno sull’Ente locale dopo aver dovuto convivere per anni con una ingombrante recinzione metallica nel bel mezzo del quartiere.
Al Comune non resta che ricorrere in Corte d’Appello, come farà. E’ questo infatti l’orientamento prevalente a Palazzo Mosti, anche perchè il verdetto del lodo arbitrale ha sollevato più d’una perplessità. Il Collegio ha ritenuto di accogliere la tesi della ditta napoletana che aveva chiesto la procedura arbitrale lamentando inadempienze da parte del Comune.
In particolare, la Partenope eccepiva la incompleta rappresentazione dei luoghi oggetto dell’intervento, in quanto l’Ente avrebbe omesso di comunicare alla ditta la presenza di servizi sotterranei nell’area del cantiere. Nel marzo 2004, quando la Partenope avviò i lavori di sterro, si verificò un parziale black out dei collegamenti telefonici sia in città che in alcuni centri della provincia causato dalla recisione di alcuni cavi da parte delle ruspe. Altra irregolarità riscontrata dalla società napoletana riguarda la cessione formale di alcuni suoli dall’Iacp al Comune. La Partenope chiedeva il risarcimento dei danni provocati dalla mancata realizzazione dell’opera, quantificando la richiesta in 4,5 milioni di euro.
Istanza solo in parte mitigata dalle controdeduzioni prodotte dai legali del Comune (il responsabile del settore legale, Luigi Giuliano, e l’avvocato Massimo Pagano) che hanno chiarito come i luoghi oggetto dell’intervento fossero esattamente rappresentati nelle tavole tecniche messe a disposizione della ditta fin dall’inizio. La mancata realizzazione della Spina, secondo il Comune, sarebbe stata causata da divergenze contrattuali tra la ditta e l’Azienda sanitaria locale che avrebbe dovuto partecipare all’opera per oltre 9 miliardi di vecchie lire (sui 15 totali). Il Collegio ha invece optato per un risarcimento, in favore della ‘Partenope’, di 1,5 milioni di euro, derivante in gran parte (1,2 milioni) dal “lucro cessante”, il mancato introito per la ditta.
La vicenda negli anni scorsi ha animato anche il dibattito politico. Nella scorsa consiliatura il centrosinistra dai banchi d’opposizione criticò l’allora amministrazione di centrodestra per i notevoli ritardi nella realizzazione dell’opera che ha causato notevoli disagi al quartiere. Forti critiche anche da parte di alcune sigle ambientaliste, come quella guidata da Gabriele Corona (oggi Altrabenevento) che sull’argomento presentò dettagliati dossier. Nei mesi scorsi l’amministrazione in carica ha ricoperto lo scavo aperto nel maggio del 2004, restituendo almeno in parte vivibilità al quartiere.

Spina commerciale, il Comune soccombe
Data: 19-01-2009

Nel nome c’era già il destino. La Spina commerciale e dei servizi, prevista e mai realizzata al Rione Libertà, si rivela un’autentica spina per Palazzo Mosti. Il Collegio arbitrale costituito nel 2007 per dirimere le controversie tra il Comune e la ‘Partenope srl’ ha concluso nei giorni scorsi l’esame della questione relativa alla realizzazione del complesso che avrebbe dovuto ospitare uffici e servizi sanitari dell’Asl e locali commerciali. La struttura si sarebbe sviluppata lungo una vasta area, tra l’Addolorata e San Modesto, collegate da una stecca – ponte sovrastante Via Napoli. Il tutto nell’ambito del Programma di Recupero Urbano del Rione Libertà varato nel 1999 durante la seconda gestione Viespoli.
E il verdetto finale è un’autentica tegola sull’Ente municipale, condannato a risarcire 1,5 milioni di euro alla ditta napoletana il cui amministratore è lo stesso Maurizio Triola che guida la ‘Con.Ca’, società con la quale il Comune ha in atto un ulteriore contenzioso in corso di valutazione arbitrale in merito agli alloggi di Via Galanti.
Il pronunciamento emesso nei giorni scorsi dal Collegio presieduto da Pietro Perlingieri e composto dagli arbitri Ruggiero (nominato dal Comune) e Mele (nominato dalla Partenope) lascia l’amaro in bocca ai vertici comunali, e suona beffardo soprattutto per i residenti del Rione Libertà che dovranno partecipare (da cittadini) ai costi che ricadranno sull’Ente locale dopo aver dovuto convivere per anni con una ingombrante recinzione metallica nel bel mezzo del quartiere.
Al Comune non resta che ricorrere in Corte d’Appello, come farà. E’ questo infatti l’orientamento prevalente a Palazzo Mosti, anche perchè il verdetto del lodo arbitrale ha sollevato più d’una perplessità. Il Collegio ha ritenuto di accogliere la tesi della ditta napoletana che aveva chiesto la procedura arbitrale lamentando inadempienze da parte del Comune.
In particolare, la Partenope eccepiva la incompleta rappresentazione dei luoghi oggetto dell’intervento, in quanto l’Ente avrebbe omesso di comunicare alla ditta la presenza di servizi sotterranei nell’area del cantiere. Nel marzo 2004, quando la Partenope avviò i lavori di sterro, si verificò un parziale black out dei collegamenti telefonici sia in città che in alcuni centri della provincia causato dalla recisione di alcuni cavi da parte delle ruspe. Altra irregolarità riscontrata dalla società napoletana riguarda la cessione formale di alcuni suoli dall’Iacp al Comune. La Partenope chiedeva il risarcimento dei danni provocati dalla mancata realizzazione dell’opera, quantificando la richiesta in 4,5 milioni di euro.
Istanza solo in parte mitigata dalle controdeduzioni prodotte dai legali del Comune (il responsabile del settore legale, Luigi Giuliano, e l’avvocato Massimo Pagano) che hanno chiarito come i luoghi oggetto dell’intervento fossero esattamente rappresentati nelle tavole tecniche messe a disposizione della ditta fin dall’inizio. La mancata realizzazione della Spina, secondo il Comune, sarebbe stata causata da divergenze contrattuali tra la ditta e l’Azienda sanitaria locale che avrebbe dovuto partecipare all’opera per oltre 9 miliardi di vecchie lire (sui 15 totali). Il Collegio ha invece optato per un risarcimento, in favore della ‘Partenope’, di 1,5 milioni di euro, derivante in gran parte (1,2 milioni) dal “lucro cessante”, il mancato introito per la ditta.
La vicenda negli anni scorsi ha animato anche il dibattito politico. Nella scorsa consiliatura il centrosinistra dai banchi d’opposizione criticò l’allora amministrazione di centrodestra per i notevoli ritardi nella realizzazione dell’opera che ha causato notevoli disagi al quartiere. Forti critiche anche da parte di alcune sigle ambientaliste, come quella guidata da Gabriele Corona (oggi Altrabenevento) che sull’argomento presentò dettagliati dossier. Nei mesi scorsi l’amministrazione in carica ha ricoperto lo scavo aperto nel maggio del 2004, restituendo almeno in parte vivibilità al quartiere.

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