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Caso De Girolamo: veleni e vendette, il ruolo della stampa e l’autonomia della magistratura.

Comunicato stampa del 20 gennaio 2014

Ieri il cronista di giudiziaria di Ottopagine, lo stesso che ritiene di essere il più informato e tempestivo nel dare le notizie, ha scritto: “In Procura c’era un’aria di normale quotidianità. Quella sorta di ‘assedio’, peraltro senza esito, determinato nei giorni scorsi dalla presenza di rappresentanti degli organi di informazione nazionali, andati via in blocco, così come erano arrivati, ha lasciato il campo, almeno per il momento, ad un clima di maggiore tranquillità ambientale”.

Non spiega qual era a suo avviso la ragione dell’assedio risultato inutile dei giornalisti di Repubblica, La Stampa, La7, la RAI, ma tira un sospiro di sollievo per il loro ritorno a casa. In verità grazie a Il Fatto Quotidiano per primo e poi alle altre testate nazionali è stato svelato il sistema De Girolamo per la gestione “politica” della sanità beneventana. La ministra non può smentire i fatti e per questo si limita a difendersi denunciando un presunto complotto ai suoi danni che, secondo alcuni, sarebbe dimostrato anche dalla memoria presentata al Giudice del lavoro dall’avvocato Roberto Prozzo, difensore del direttore generale della Asl, Michele Rossi, contro Felice Pisapia, ex direttore amministrativo, da poco abbandonato dal suo legale, Vincenzo Regardi, presidente della Camera Penale di Benevento.

La tesi del complotto ordito da Umberto del Basso de Caro, avversario politico della De Girolamo, sarebbe dimostrata anche della telefonata tra De Girolamo e Pisapia, fornita a Canale5. Ieri Il Tempo ha pubblicato la trascrizione di un altro colloquio telefonico tra i due, che chiama in causa l’avvocato Camillo Cancellario, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Benevento e stretto collaboratore di De Caro, il quale sarebbe a conoscenza di strani meccanismi di transazioni e nomine di legali alla Asl.

Adesso c’è il rischio che la stampa nazionale, che finora ha svolto un ruolo fondamentale per svelare la gestione truffaldina della sanità nel Sannio, diventi strumento per veleni e vendette tra avversari politici e tra avvocati di grido del Tribunale di Benevento. In questo contesto la Procura della Repubblica in questi giorni appare in affanno, costretta a rincorrere le registrazioni diffuse dal Tg5 e ad acquisire informazioni e testimonianze dopo gli articoli della stampa nazionale. Il Procuratore capo, Giuseppe Maddalena, tenta di correre ai ripari nominando un pool di magistrati (ancora non si sa da chi saranno coordinati), ma ancora non vengono chiariti aspetti fondamentali per comprendere come è stata finora esercitata l’azione penale obbligatoria.

Il Gip Flavio Cusani aveva evidenziato, nella sua ordinanza del 23 dicembre, il tentativo di Pisapia di “attaccare per contrattare”, e cioè difendersi dal pericolo di licenziamento con l’uso strumentale delle registrazioni effettuate, ma è emerso in questi giorni che lo stesso Pisapia, il male assoluto della Asl, secondo l’avvocato Prozzo, veniva comunque invitato alle riunioni del “direttorio”.

L’ex direttore amministrativo della Asl, accusato di truffa, un anno fa riferiva al magistrato delle riunioni a casa De Girolamo, perché non è stata aperta allora un’indagine specifica sul “direttorio politico-partitico”? Il Gip Flavio Cusani scrive il 23 dicembre che l’indagine sarebbe in corso, ma finora la De Girolamo non risulta indagata, perché? Sono state prese in considerazione le dichiarazioni di Arnaldo Falato, altro dirigente della Asl, che un anno fa denunciava la gara pilotata per il servizio del 118? Oppure Falato ha raccontato cose non vere e quindi è indagato per calunnia? Perché è stato affidato a due consulenti commercialisti l’incarico di valutare gli aspetti penalmente rilevanti delle 400 pagine di trascrizioni delle registrazioni fatte da Pisapia durante le riunioni del “direttorio”? Perché si continua a far riferimento solo alle 13 pagine prodotte dai consulenti e non al documento integrale?

Noi non auspichiamo, come fa il cronista di Ottopagine, che l’attività della Procura rientri nella tranquilla quotidianità, dove magari le notizie trapelano tra un caffè e un’indiscrezione. Riteniamo invece che la gravità dei fatti emersi finora, che riguardano servizi essenziali per la salute e la vita delle persone gestiti per affari di partito con lo sperpero di denaro pubblico, debbano essere quanto prima chiariti e resi noti.

Per Altrabenevento – Gabriele Corona

 

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