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Concorso scandalo all’Università, dopo il Tar si attende l’inchiesta della Procura della Repubblica

Altrabenevento – Comunicato stampa del 27 giugno 2012

Sempre più frequentemente si organizzano da parte di associazioni o istituzioni, manifestazioni pubbliche per educare alla legalità. Il clichè è oramai scontato: giudici, politici, giornalisti, esperti, uomini delle forze dell’ordine, educatori e professori, ricordano, soprattutto ai giovani, che il rispetto delle regole è fondamentale nella società democratica e che la lotta alla criminalità e alla corruzione non può essere delegata solo alla magistratura.

Poi, finita la cerimonia, gli addetti ai lavori, cioè i magistrati e i tutori dell’ordine, tornano a fare il loro mestiere mentre gli altri in genere si scordano che proprio nella loro attività quotidiana dovrebbero dare il buon esempio alle giovani generazioni, contrastando e denunciando la corruzione ognuno per la sua competenza.

Emblematico del livello di ipocrisia che caratterizza questa provincia, è anche la disattenzione generale che si è registrata sulla sentenza del TAR che ha annullato i risultati dell’esame per due posti di Elevata Professionalità, nell’Area amministrativa gestionale presso l’Università del Sannio.

I giudici amministrativi il 4 giugno scorso, hanno accolto il ricorso di una concorrente, Pierangela Mottola, annullando le nomine come vincitrici del concorso di Maria Grazia De Girolamo e Monica Facchiano che hanno copiato il compito scritto da una dispensa del direttore amministrativo dell’università, Gaetano Telesio, lo stesso che poi ha firmato gli atti di nomina delle due vincitrici annullati dal TAR.

Il Collegio giudicante scrive in sentenza che “in particolare per la De Girolamo, ma anche per la Facchiano, con qualche piccola differenza, si rileva non un elaborato in qualche modo concettualmente similare ai contenuti della dispensa (che potrebbe anche essere ammissibile come frutto di uno studio intenso e mnemonico), ma una copia conforme e testuale, ‘parola per parola, aggettivo per aggettivo, avverbio per avverbio’, ‘utilizzando perfino la stessa identica punteggiatura”.

Il fatto è gravissimo, soprattutto perchè si tratta di un concorso pubblico, ma la notizia non ha fatto scalpore. Tranne il trafiletto pubblicato su Il Mattino, il richiamo di Ottopagine e il lungo articolo del Vaglio, la stampa si è disinteressata come hanno fatto anche i diversi rappresentanti delle istituzioni locali, gli amministratori pubblici e i politici di vari partiti.

Il Rettore dell’Università, Filippo Bencardino, sollecitato da Il Vaglio ha assicurato che si occuperà della questione , ma intanto ha espresso piena fiducia nell’operato del direttore amministrativo dell’Università “per la rinomata correttezza, capacità e competenza” ed ha comunicato che la commissione di esame era “composta da professionisti di elevato livello scientifico, di comprovata esperienza e ineccepibile caratura morale, quali la Dottoressa Maria Orfeo, Dirigente di ruolo dell’Università degli Studi di Firenze, il Dottore Massimo Benedetti, Dirigente di ruolo dell’Università degli Studi di Firenze ed il Dottore Vincenzo Verdicchio, ricercatore confermato della Facoltà di “Scienze Economiche e Aziendali”, dell’Università del Sannio, per il Settore Scientifico -Disciplinare IUS/01 – Diritto Privato”.

Bencardino, però, non commenta in alcun modo il lavoro di tale commissione che, secondo i giudici del TAR e gli atti esaminati in giudizio, non si è accorta dei due compiti copiati in modo scandaloso. Il Rettore non spiega nemmeno per quale motivo l’Università si è costituita in giudizio contro la ricorrente, nominando l’avvocato Aniello Mele che ha pure insegnato presso l’ateo sannita come componente del Dipartimento Pe.Me.Is. di Studi Giuridici, Politici e Sociali.

L’avv. Mele, però, è stato rinviato a giudizio per corruzione, in quanto, secondo la Procura della Repubblica di Benevento, avrebbe fatto da tramite per il pagamento di una tangente da 30.000 euro versata da Maurizio Triola, amministratore della CON.CA. all’ex commissario dello IACP di Benevento, Bruno Andreucci. Il processo è in corso presso il tribunale di Napoli e non ci risulta che vi siano stati fatti nuovi al punto da escludere le responsabilità penali contestate al Mele. Se Bencardino è a conoscenza di fatti che assolvono l’avvocato dell’Università Mele, ne prendiamo atto, altrimentri il Rettore deve spiegare perchè la rappresentanza legale dell’Ateneo viene affidata ad un imputato per corruzione.

A leggere con attenzione quella sentenza emergono ulteriori elementi che rendono ancora più pesante il giudizio sull’operato dei diversi soggetti che si sono occupati di questo concorso. Infatti la ricorrente, Pierangela Mottola, è sposata con l’avv. Domenico Pizzillo, fratello della dott. ssa Marcella Pizzillo, sostituto procuratore della Repubblica di Benevento. Possibile che in un concorso pubblico presso l’Università al quale hanno partecipato pochissimi concorrenti, un’autorevole commissione di esame non si accorge che due compiti vengono copiati “in barba” alla cognata di un magistrato inquirente? Possibile che il livello di corruzione nella pubblica amministrazione sia arrivato ad un punto tale da non considerare nemmeno il pericolo di essere scoperti da una concorrente ingiustamente esclusa che certamente avrebbe presentato ricorso al TAR e la denuncia alla Procura della Repubblica?

In attesa degli ulteriori chiarimenti del Rettore Bancardino, auspichiamo, che il Procuratore capo della Repubblica, Giuseppe Maddalena, considerata la gravità dei fatti, comunichi i risultati dell’indagine penale su questo inquietante concorso con una apposita conferenza stampa.

Il presidente – Gabriele Corona

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