Da Gazzetta di Benevento – 15 gennaio 2010.
Secondo l’accusa avrebbero imposto ad imprenditori edili sanniti il pizzo per svariati milioni di vecchie lire
Avrebbero imposto a imprenditori edili tangenti per svariati milioni di vecchie lire visto che la vicenda risale a un periodo in cui non era ancora entrato in vigore l’euro.
In un caso uno degli imprenditori avrebbe pagato il pizzo in tre rate: a Pasqua, a Ferragosto ed a Natale.
Con questa accusa i Carabinieri del Reparto Operativo provinciale di Benevento hanno eseguito questa mattina un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Dda, con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso nei confronti di quattro persone.
In manette sono finiti: Michele Rivetti, 50 anni, nato a San Felice a Cancello e residente a Cervinara; Mario Montefusco, 46 anni, di San Felice a Cancello; Giovanni Imposimato, 39enne di Arpaia e Andrea De Matteo, 39enne di Forchia.
“Le indagini – si legge in una nota della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli – valorizzate dal contributo dei collaboratori di giustizia, hanno consentito di far luce su alcune vicende estorsive, consumate a danno di un imprenditore edile di Arpaia tra il 1995 e il 2002.
I soggetti destinatari dell’odierno provvedimento, tra cui anche un imprenditore edile incensurato, che agivano in nome e per conto del gruppo camorristico “Clan Massaro” di San Felice a Cancello, in almeno tre circostanze hanno costretto la vittima a versare somme di denaro a titolo estorsivo.
In particolare, è emerso che le persone arrestate si sono presentate sul cantiere edile, ad Arpaia, dove erano in corso lavori per la realizzazione di appartamenti e, dopo aver prelevato la vittima, l’hanno portata al cospetto del capo del citato sodalizio camorristico, costringendola a versare il denaro richiesto: dieci milioni delle vecchie lire.
Su un altro cantiere edile di Arpaia, invece, gli estorsori, dopo essersi presentati quali amici di esponenti apicali del gruppo a cui appartenevano, costringevano l’imprenditore a versare in tre tranche (Pasqua, Natale e Ferragosto) la somma di cinque milioni delle vecchie lire che, così come gli era stato detto, era necessaria per pagare con urgenza un avvocato. Secondo il cliché ormai consolidato, ossia la presenza sui cantieri, ad Ariano Irpino l’imprenditore veniva costretto a incontrare un esponente apicale della consorteria camorristica e nella circostanza a versare la somma di un milione e mezzo di lire.
Per quanto emerso nel corso delle indagini, le vittime, individuate dagli affiliati al gruppo camorristico, venivano costrette a versare cifre che oscillavano tra il 3 e il 5% dell’importo complessivo dei lavori edili in corso di realizzazione; la cifra variava anche in relazione al tipo di lavoro, più bassa per i lavori privati, aumentava per quelli pubblici”.
L’attività investigativa si è svolta attraverso una serie di servizi e pedinamento. supportati dalle propalazioni dei collaboratori di giustizia.