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La qualità dell’acqua a Benevento, intollerabile mistero

Conferenza stampa, Venerdì 7 dicembre 2018, ore 15,30- Bar 14/B, Viale Atlantici – Benevento

Sintesi della relazione 

Il 28 novembre scorso Altrabenevento ha commentato uno studio dell’ARPAP di febbraio 2018 (allegato 1- sintesi studio ARPA) che, tra l’altro, riguardava la presenza di Tetracloroetilene nel pozzo di Pezzapiana senza fare riferimento a dati precisi.

Il Comune di Benevento e la Gesesa, società che gestisce il servizio idrico in città, hanno risposto annunciando addirittura querele per “procurato allarme” limitandosi ad assicurare che l’acqua è potabile. I soggetti competenti per la gestione del servizio e i controlli non si possono limitare a sostenere che “tutto e a posto” (ritornello ascoltato varie volte anche a proposito della mensa scolastica, poi definita dalla Procura della Repubblica, “mensa degli orrori”). Diverse norme, in ultimo il Decreto del Ministero per la Salute del 14 giugno 2017  (allegato 2- Decreto MinSal 14/6/2017) sulla qualità dell’acqua ad uso umano, impongono agli enti gestori di effettuare controlli frequenti e di pubblicare gli atti.

I cittadini hanno il diritto di conoscere l’esito degli esami!

Invece la Gesesa, sul suo sito, pubblicava, fino a pochi giorni fa, i risultati degli esami (allegato 3-Gesesa-esami-2017)   fino a giugno 2017 (un anno e mezzo fa) senza alcun riferimento al Tetracloroetilene. Eppure, come si evince da una lettera inviata al sindaco il 3 dicembre (allegato 4- Lettera Gesesa al sindaco) Gesesa è in possesso di risultati di esami almeno degli ultimi 3 anni (ARPAC studia il caso da 12 anni). La società del servizio idrico si limita a sostenere che si tratta di tracce molto al di sotto del limite di 10 microgrammi per litro in verità riferito a Tetracloroetilene+Tricloroetilene per la potabilità cioè in superficie (allegato 5-tetracloroetilene_e_tricloroetilene-ministero-salute)

Il Tetracloroetilene è un inquinante molto pericoloso, usato per lavaggi a secco o per diversi trattamenti dei metalli e dall’industria alimentare per alcune lavorazioni, ne basta pochissimo per creare danni consistenti alla falda (per questo viene misurato in milionesimo di grammo). E’ considerato “potenziale cancerogeno”.

Il D.Lgs 30/2009  (allegato 6-d-legs-30-2009) prevede che il valore soglia del tetracloroetilene nelle ACQUE PROFONDE non deve superare 1,1 microgrammo/litro perché quell’inquinante in assenza di luce si trasforma in sostanze ancora più pericolose.

Bisogna quindi accertare la provenienza e bonificare il sito per evitare pericoli per la salute.

L’ARPAC nello studio pubblicato a febbraio 2018, sostiene che il tetracloroetilene è stato trovato soprattutto nel pozzo

di Pezzapiana che alimenta il rione Ferrovia e il centro storico, ipotizzando che possa provenire dal “lavaggio dei binari” (lo scalo ferroviario è vicinissimo al pozzo). (Approfondire il contenuto di un esposto presentato alla Procura della Repubblica quattro mesi fa da un lavoratore addetto al lavaggio delle carrozze dei treni sui binari)

Il presidente della GESESA, Luigi Abbate, in una recente intervista, ipotizza invece che quell’inquinante possa provenire da scarichi industriali.

Sul sito SIRA-ARPAC è pubblicata una tabella (allegato 7-pozzo_pezzapiana_arpac) relativa agli esami effettuati dal 2003 al 2017 nel pozzo di Pezzpiana. [NOTARE che il valore LIMITE considerato-ultima colonna- è di 1,1 microgrammi/litro]

Tra il 2003/2004 il Tetracloroetilene aveva raggiunto anche 4,1 microgrammi/litro per poi scendere improvvisamente. Negli anni successivi ogni tanto compaiono valori vicini al limite di 1,1 microgrammi/litro, Valore Soglia per la qualità delle acque profonde.

Nello studio dell’ARPAC di febbraio 2018, non si esclude la possibile presenza di Tetracloroetilene anche nel pozzo di Campo Mazzoni, che alimenta il Rione Libertà.

Dagli ultimi esami della ASL diffusi dal Comune (allegato 8- dettaglio-comunicato) risulta che il tetracloroetilene trovato nell’acqua del pozzo di Pezzapiana è di 0,7 microgrami/litro mentre nell’acqua proveniente da pozzo di Campo Mazzoni sono stati trovati 1,1 milligrammi litro. Quindi Campo Mazzoni adesso presenta quantitativi maggiori del pericoloso inquinante!

Altrabenevento chiede alla Procura della Repubblica di estendere l’indagine in corso sull’inquinamento dei fiumi e la mancanza di depuratori anche all’inquinamento dei pozzi.

Sul sito della GESESA sono stati pubblicati da qualche giorno i dati dei prelievi effettuati a settembre 2018 (allegato 9-esami-gesesa-settembre-2018) ma il tetracloroetilene non compare.

Il Piano D’Ambito Calore Irpino (province di Avellino e Benevento) della Regione Campania (di maggio 2003) prevedeva la chiusura dei pozzi della piana di Benevento (Campo Mazzoni e Pezzapiana) perché a forte rischio di inquinamento e con acqua di scarsa qualità. (allegato 10-piano-dambito-2003)

Altrabenevento e Codacons hanno avviato una campagna di monitoraggio sulle acque servite ai cittadini beneventani anche per la presenza di Nitrati (per valori doppi rispetto a quelli ammessi per legge sono da molti anni chiusi i pozzi di Pantano; valori vicino al limite di 50 milligrammi litro sono stati più volte trovati nei pozzi di Pezzapiana e Campo Mazzoni; pochissimi Nitrati invece nell’acqua del Biferno servita alla parte alta della città).

A breve lo studio sui risultati.

Nella foto, i pozzi Pezzapiana (in alto) e Campo Mazzoni

 

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