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Mensa scolastica, offerta anomala di ottimi pasti con meno di 3 euro.

Comunicato stampa del 2 dicembre 2015

Mensa scolastica aggiudicata alla Cooperativa Quadrelle 2001. Il sindaco ci perde la faccia, per l’ennesima volta. La società in affari con la Ristorò si aggiudica la gara con il ribasso del 55% e si impegna a realizzare il pasto secondo i magnifici menù elaborati dalla nutrizionista, al prezzo di 2,89 euro. Si tratta di una “offerta anomala” e quindi l’aggiudicazione deve essere annullata.

 Dopo varie capriole e salti mortali con doppio avvitamento, il colonnello Giuseppe Moschella, nominato dal sindaco Fausto Pepe, con atto fiduciario, dirigente-comandante della Polizia Municipale e del Settore “Servizi al Cittadino” e recentemente nominato anche capo del Personale del Comune di Benevento, ha affidato il servizio di mensa scolastica alla Cooperativa Quadrelle 2001 di Quindici (AV).

Il servizio era stato già assegnato alla ditta G.L.M. di Castellammare di Stabia, a seguito di gara che Moschella poi ha annullato per ricorsi della Quadrelle e censure del TAR. Il sindaco nell’ultima assemblea con i genitori aveva ribadito che la mensa scolastica è un servizio indispensabile per la città e quindi mai e poi mai l’amministrazione avrebbe potuto riassegnarlo alla Ristorò neppure sotto mentite spoglie, considerati i disagi che ha creato a tutte le famiglie interessate. Sostiene il legale della Quadrelle 2001 che tale cooperativa non è in affari con la Ristorò dalla quale ha semplicemente comprato un “ramo di azienda”. Risulta, però, che la Quadrelle utilizzerà lo stesso centro di cottura della Ristorò che rimane di proprietà della famiglia Barretta-Porcelli. Nell’atto notarile di cessione del ramo di azienda si legge, inoltre, che la Quadrelle pagherà alla Ristorò (società che rimane attiva) una percentuale per cinque anni sugli incassi derivanti dalla utilizzazione proprio di quel centro di cottura. Quindi, confermo, la Quadrelle 2001 è ufficialmente in affari con la Ristorò della famiglia Porcelli-Barretta.

Adesso il sindaco, dopo aver “perso la faccia” che farà?

La società di Quindici si è aggiudicata la gara con un ribasso del 55% sul prezzo a basa di gara e si impegna a cucinare secondo i menù indicati dalla nutrizionista con prodotti di prima qualità e servire i pasti monouso nelle scuole, per il prezzo di € 2,89. Il capitolato di gara e quindi anche le tabelle dietetiche solo le stesse della gara europea preparata da Moschella a luglio scorso. Per partecipare a quella gara la Quadrelle 2001 aveva offerto un solo centesimo di euro di ribasso, cioè € 4,79 a pasto. Allora scrivemmo che la ditta di Quindici aveva offerto un ribasso tanto irrisorio perché convinta di essere UNICA partecipante. Il legale di tale società ci tenne a precisare che il prezzo era determinato solo dalla necessità di garantire la migliore qualità dei cibi utilizzati e il miglior servizio ai bambini. Insomma, secondo la cooperativa Quadrelle 2001 il pasto come richiesto dal Capitolato non si poteva garantire per il prezzo inferiore a 4,79 euro. Nel documento sull’analisi dei costi che proprio il legale di tale società ci fece avere, si precisava che i lavori richiesti dal Comune per ristrutturare il centro di cottura comunale e adeguare le scuole, incideva per 0,77 centesimi a pasto. Siccome tali lavori non sono più richiesti, dal prezzo di 4 euro e 79 centesimi bisogna detrarre 77 centesimi e quindi il costo del singolo pasto dovrebbe scendere a € 4,02. Come ha fatto la Quadrelle 2001 ad offrire adesso 2,89 centesimi? Come fa a ridurre i costi di un ulteriore 30% rispetto al prezzo che prima assolutamente non si poteva ritoccare per garantire la qualità del pasto? Perché il sindaco e il comandante-dirigente non rendono pubblica l’offerta della Quadrelle 2001?

Abbiamo tutti il diritto di sapere che cosa è successo, come sono cambiati i costi e soprattutto come si può mai garantire un pasto con ottimi prodotti con meno di 3 euro compreso il servizio di trasporto, vaschette monouso e pulizia nelle scuole.

Abbiamo anche il diritto di sapere quali rapporti e/o accordi ci sono tra le ditte di ristorazione per i diversi appalti? perché la Ristora Food di Catania con la disponibilità del centro di cottura di Beltiglio, prima in accordo con la Quadrelle 2001, adesso non ha presentato offerte? perché le buste per la gara del servizio mensa all’Ospedale Rummo non vengono aperte dopo un anno e mezzo dalla presentazione e i pasti vengono preparati dalla Gemeaz-Ilior senza alcuna protesta da parte di altri concorrenti? Che fine ha fatto la procedura negoziale per l’affidamento del servizio mensa della ASL di Benevento per anziani e malati psichici?

Sono domande che certamente interessano anche la Procura della Repubblica di Benevento che ieri ha inviato a me, al giornalista del Corriere della Sera autore del video sulla “pasta e ceci con insetti”, alla segretaria della CGIL e a tre dipendenti della Ristorò una comunicazione giudiziaria relativa alla proroga di indagini a nostro carico per diffamazione a danno della Ristorò con l’aggiunta di Calunnia e Violenza Privata contestata a me e al giornalista. L’iscrizione nel registro degli indagati è un atto dovuto da parte del magistrato in presenza di querela della ditta, ma dopo sei mesi di indagini, il sostituto procuratore della Repubblica, Miriam Lapalorcia ancora non si è fatta un’idea?

Capisco che per verificare la lamentata diffamazione denunciata dalla Ristorò occorre comprendere bene che cosa è veramente accaduto a cominciare dal 3 dicembre, un anno fa, con gli insetti nella pasta e ceci, ma anche per la “violenza privata” bisogna ancora fare verifiche? L’articolo 610 del codice penale prevede “Chiunque, con violenza o minaccia, costringe altri a fare, tollerare od omettere qualche cosa è punito con la reclusione fino a quattro anni” ma il giornalista chi avrebbe minacciato o costretto a fare o dichiarare qualcosa? E come avrebbe violato l’articolo 368 del codice penale (Calunnia) che prevede “Chiunque, con denuncia, querela, richiesta o istanza, anche se anonima o sotto falso nome, diretta all’ Autorità Giudiziaria o ad altra Autorità che a quella abbia obbligo di riferirne o alla Corte penale internazionale, incolpa di un reato taluno che egli sa innocente, ovvero simula a carico di lui le tracce di un reato è punito con la reclusione fino a sei anni”?

Quel giornalista si è limitato a fare il suo mestiere senza inviare alcunché all’autorità giudiziaria, perché è ancora indagato per Calunnia?

Per altrabenevento- Gabriele Corona

 

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