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Ventucci, commissario ASl, tratta per la mensa ai malati mentali peggiore della precedente.

Mensa per i malati mentali e gli anziani, il Commissario della ASL, Ventucci, tratta con le ditte per un servizio peggiore di quello denunciato da Altrabenevento.

Rete Sociale- COMUNICATO STAMPA del 28 settembre 2015

Appalto mensa per la Salute Mentale: “Chi sta prendendo in giro i cittadini?”

Dopo le tante proteste sollevate in passato dall’affidamento alla ditta Ristorò, ora è stato nuovamente approvato il capitolato per il servizio mensa negli ospedali e nelle strutture per anziani e sofferenti psichici dell’ Asl… che non serve, però, a voltare pagina, ma obbliga ancora una volta gli utenti a pagare per gli sperperi dovuti a scelte sbagliate: il capitolato per il servizio mensa nella Salute Mentale, infatti, è addirittura peggiore del precedente e contrastante con atti e dichiarazioni dei responsabili aziendali.

Come si ricorda, il 26 marzo scorso, sulla scorta delle denunce di Altrabenevento – che riuscì a far sospendere dal Comune i pasti preparati dalla “Ristorò” per gli alunni delle scuole – chiedemmo di fare altrettanto nelle strutture dell’Asl e della Salute Mentale, alla luce di quanto avevamo già denunciato anni prima “sull’assurdità di un maxi appalto che costringeva il cibo a viaggiare per ore e a percorrere chilometri divenendo disgustoso e immangiabile”. Soluzione “assolutamente inadeguata per il benessere e la salute mentale degli assistiti, bisognosi di un’alimentazione di tipo casalingo, preparata in loco, incompatibile con una modalità fredda e disumanizzante per chi, a norma di legge, ha necessità e diritto ad essere assistito in una dimensione familiare e umanizzata.”

Norme di legge disattese, dunque, in nome di un presunto “risparmio” – tutto da dimostrare in mancanza di controlli attendibili – e a fronte di danni certi alla salute psico-fisica dei pazienti. Perchè a differenza degli alunni che possono colmare le carenze della mensa scolastica con pasti saporiti consumati nel calore della propria famiglia o dei pazienti costretti al cibo ospedaliero per tempo limitato, i pasti in vaschette di plastica vengono riproposti ai “lungo degenti” per 365 giorni all’anno “avvelenando” la loro vita: sia per la mancanza delle sostanze nutritive contenute nei cibi freschi, indispensabili per persone debilitate; sia per il danno piscologico prodotto dalla privazione del “piacere della tavola”, fondamentale per ogni essere umano e ancora più per chi non ne ha altri nella vita.

Insomma, sembrava che il concetto di “soldi male investiti” equivalente a “soldi buttati” fosse stato recepito dai dirigenti Asl dopo mesi di riunioni, comunicati stampa, sospensione del servizio alla Ristorò e affidamento temporaneo a ristoranti locali con grande soddisfazione dei pazienti riscontrata dallo stesso commissario Asl Ventucci, che in un’intervista del 31 luglio dichiara: “… Non è pensabile immaginare per gli ospiti permanenti delle strutture Asl, una refezione con vassoi preconfezionati. Per il loro benessere è importante un contesto che, nel momento dei pasti riproduca il più possibile la realtà familiare … i pazienti vanno fatti partecipare al servizio. Chiunque sarà a gestire in futuro la refezione dovrà tenerne conto”. Concetto ribadito da Ventucci e dal dirigente Mennitto il 3 agosto 2015 alla responsabile del Provveditorato per l’affidamento del servizio di ristorazione, cui si ricorda che “la gestione commissariale per le lungo degenze vuole l’applicazione di modalità quanto più vicine al servizio familiare-giornaliero” per una “più attenta umanizzazione del ricovero e delle terapie miranti al recupero dell’ammalato nel rispetto della sua dignità”. E citando la “ethical governance”, si chiede di inserire “un’apposita clausola in considerazione della sfera di fragilità e debolezza” di anziani e malati mentali.

Risultato: il capitolato appena approvato dal management Asl non riporta neanche uno di questi concetti, ma li sconfessa tutti ! Come? Anziché stralciare, come richiesto, l’appalto per la salute mentale da quello per gli ospedali, addirittura li accomuna in un’unica gara, ammettendo platealmente che ai lungodegenti verrà somministrato cibo ospedaliero; riduce la qualità del servizio eliminando clausole di garanzia come quella che vincolava la consegna dei cibi entro “30 minuti” dalla cottura; adotta una procedura di gara detta “negoziata” che limita la concorrenza lasciando all’Asl la scelta dei concorrenti; ripropone condizioni già contestate e per le quali, già in precedenza, la gara ha avuto come unico partecipante la Ristorò. Il tutto mentre le nostre richieste – a mezzo stampa e a norma di legge – su modalità e risultati dei controlli finora effettuati e su un confronto in merito al nuovo capitolato, non hanno avuto riscontro. Che dire? Per ora, unico dato certo, è che non si è inteso rendere “trasparente” il risultato dei controlli su vicende che avevano indotto l’Asl a “sospendere” il servizio di ristorazione e che la nuova procedura è “in continuità” con il precedente operato dell’Asl.

E’ evidente, dunque che, quanto ora evidenziato in sintesi, merita un approfondimento: cui ci dedicheremo nei prossimi giorni per capire e denunciare all’opinione pubblica – e, se del caso, alla magistratura – chi ha preso in giro i cittadini e chi continuerà a farlo.

Firmato per “La Rete Sociale onlus”- Il presidente Serena Romano

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