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Al Consorzio agrario, l’olio della mamma con i carciofini che piacciono al marito

Foto Altrabenevento

Da l’Espresso in edicola dal 17  gennaio 2014

Benevento connection di Claudio Pappaianni

«Quest’olio è davvero buono, vedrà! È quello del nostro direttore». Alla cassa dello spaccio del Consorzio agrario provinciale di Benevento non fanno alcun mistero sulla provenienza dell’extravergine “Le Cesine”, 11 euro al litro, prodotto dall’omonima azienda agricola fondata nel 1990 da Margherita De Iapinis, moglie di Nicola De Girolamo, il papà del ministro.

Conflitto di interessi? No, una sorta di marchio di origine controllata e protetta da queste parti. Per capire fino in fondo come funzioni il “sistema De Girolamo”, più che addentrarsi nella lettura degli atti delle inchieste sulla sanità beneventana, bisogna passare dalla sede di quel Consorzio in liquidazione. Aggirarsi tra gli scaffali, annusare i profumi dei prodotti, conoscerne la provenienza. Come l’ottimo “pesto ai carciofi” o il paté ai funghi, confezionati dalla Pugliese & Co. Srl di Bisceglie, la città di Francesco Boccia. Primizie che hanno deliziato pure il palato dei partecipanti all’ottava edizione di Vedrò nel 2011, il think tank che Enrico Letta riunisce da anni in provincia di Trento. Sul sito dell’azienda pugliese, mostrano fieri le foto dell’evento: c’è il premier (allora solo deputato, ndr) che addenta una bruschetta e Fedele Confalonieri che, seduto accanto alla De Girolamo, assaggia compiaciuto dei pomodorini. Il tutto, servito direttamente dal presidente della società, l’imprenditore Mauro Mastrototaro, che lo scorso settembre era a Bari seduto alla sinistra del premier Letta, insieme con Francesco Boccia e altri cinque commensali, durante una cena privata dopo l’inaugurazione della Fiera del Levante.

Ma più che la qualità del prodotto – comunque ottima – al Consorzio agrario di Benevento quel che conta è la gestione del potere. A cominciare dalla nomina dei commissari governativi. Fino al 31 ottobre, a reggere le sorti della cooperativa c’era Giacomo Papa, avvocato, nominato dal governo Berlusconi. In quota De Girolamo, ovviamente. È l’uomo che nelle riunioni a casa di Nunzia sui destini dell’Asl avanzava le sue proposte per «bypassare la gara pubblica» per l’appalto del 118. Un anno dopo quegli incontri, la De Girolamo lo ha voluto accanto a sé nell’ufficio di gabinetto del ministero. Al suo posto, ha nominato Valentina Rettino, trentatreenne commercialista con esperienze nel campo assicurativo. Ma, soprattutto, amica di Francesca De Girolamo, sorella del Ministro, con un presunto flirt con Alessandro Vespa, figlio del conduttore di “Porta a Porta”, e un’esperienza di lavoro nella vendita di beni giudiziari accanto a Gianfranco Lombardi, figlio di Pasquale Lombardi, uno dei principali indagati nell’inchiesta sulla cosiddetta P3 anche lui con un passato nel Consorzio: nominato nel comitato di sorveglianza dal Governo Berlusconi nel 2003.

«Pasqualino caro…» salutava al telefono la De Girolamo nel 2009 invitando il geometra avellinese ad andare a nome suo dal presidente Berlusconi.

Un’intercettazione disposta dalla magistratura che non ebbe conseguenze, né giudiziarie, né politiche, per la giovane deputata. Quattro anni dopo, a metterla nei guai sono le registrazioni dell’ex direttore amministrativo dell’Asl sannita, Felice Pisapia. Nulla di abusivo, solo documenti di difesa di un dirigente accusato di gravi reati. Che, tuttavia, rischiano di travolgere la De Girolamo, di fatto a capo di quel “ristretto direttorio politico-partitico che si occupava in funzione di interessi privati e di ricerca del consenso elettorale, con modalità a dir poco deprimenti ed indecorose, di ogni aspetto della gestione dell’Asl” di cui parla il Gip del Tribunale di Benevento. L’indagine esiste, lo scrive lo stesso magistrato. Dell’iscrizione del ministro nel registro degli indagati manca solo l’ufficialità. «Io e mia moglie siamo stati inquisiti per frasi molto meno gravi di quelle della De Girolamo»,ha dichiarato nei giorni scorsi l’altro ras della politica sannita, Clemente Mastella. «Sei una merda», è stata la risposta a stretto giro del ministro all’eurodeputato, via sms dalle Maldive dov’era in vacanza. Poi, a mente fredda, ha aggiunto: «Avevo dimenticato di scrivere “uomo”». Ora rischia pure l’accusa per ingiuria e minacce.

 

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